Cos’è il Trigger Marketing e a cosa serve, la guida per iniziare

Quando decidi di incassare risultati con la tua attività di notifiche e comunicazioni online puoi sfruttare un marketing trigger based. Cosa significa? Qui trovi una spiegazione del meccanismo che ti consente di ottenere conversioni.
trigger marketing

Il trigger marketing (o trigger-based marketing) è un’attività che permette di aumentare i risultati quando mandi delle notifiche ai tuoi contatti. Queste tecniche si basano sul principio dell’ottimizzazione del messaggio grazie alla capacità di individuare un concetto chiave, un interesse, una molla che fa scattare un meccanismo persuasivo.

Grazie alle tecniche di inbound marketing, possiamo attirare le persone verso le landing page per ottenere dei contatti, vale a dire lead e in seguito prospect. Poi si procede con un workflow che non sempre si definisce in modo lineare. In diversi casi l’individuo che lascia l’email o si iscrive alla pagina Facebook ha bisogno di messaggi successivi.

Di solito questa soluzione viene gestita da un processo di content marketing: email, DEM, newsletter o magari messaggi inviati attraverso chatbot possono tentare di intercettare l’interesse del pubblico.

Ma tutto cambia grazie al trigger marketing. Per quale motivo? Ecco cosa devi sapere per approfondire questo tema fondamentale per aumentale le conversioni online. E trasformare i lead in prospect e poi in clienti.

Cos’è il trigger marketing, definizione

Il trigger-based marketing è un insieme di pratiche che rientra nell’automation marketing e consente di inviare un messaggio specifico a un target. E attivare l’interesse del ricevente grazie a un meccanismo automatizzato, basato su un concetto chiaro: in base a una determinata condizione si attivano una serie di passaggi utili.

Quanti tipi di trigger marketing ci sono?

Esistono diverse tipologie di trigger marketing – traduzione di trigger dall’inglese: grilletto – ma i principali riguardano tre ambiti differenti.

Il percorso più famoso è quello che riguarda l’email marketing: quando si presenta una determinata condizione viene inviata una newsletter.

Poi esistono i trigger relativi alle app, e in particolar modo ai chatbot che inviano messaggi o rispondono a interazioni seguendo un funnel preciso per arrivare alla conversione. Altre tipologia di trigger marketing?

C’è quella che segue il movimento del cursore su uno schermo: se mi avvicino al simbolo per chiudere la finestra appare un pop up.

Un certo tipo di trigger riguarda il proximity marketing: se un potenziale cliente si avvicina a uno stand o a una vetrina si invia un messaggio o un SMS per comunicare offerte e occasioni per ciò che vede.

Perché è lavorare con il trigger marketing

Il concetto base del trigger marketing è quello della personalizzazione. Non inviamo un’email o un messaggio a un individuo semplicemente perché è iscritto a un database ma lo facciamo quando si presenta una determina condizione. In modo che l’attività non sia casuale ma specifica.

Con il trigger based marketing si manifesta una condizione particolare che permette di coccolare il ricevente e trattarlo come un contatto unico, non solo un semplice numero in una lista. Non a caso l’ultima fase del funnel di inbound marketing ha un obiettivo: deliziare.

E con il trigger marketing cerchiamo di fare proprio questo: inviare a ogni lead, prospect e cliente qualcosa di speciale, tagliato su misura.

5 esempi di trigger marketing

Questa tipologia di marketing si può mettere in pratica con strumenti differenti e in situazioni diverse. Il punto di partenza è chiaro: dobbiamo personalizzare l’invio dei messaggi. Una volta intercettato il potenziale cliente e ottenuto il lead dobbiamo trattarlo in modo da conquistare fiducia, aumentare i click, far impennare le conversioni. In che modo tutto questo? Ecco una serie di esempi che possono chiarire la situazione.

Email di benvenuto

Il classico esempio di trigger marketing: un utente si iscrive alla tua newsletter o interagisce per la prima volta con il chatbot e riceve un messaggio di benvenuto. Che solitamente ha anche un regalo al suo interno: il download di un documento o una ricerca con dati specifici.

Il regalo confezionato all’interno dell’email di benvenuto (welcome email) può definirsi in modi differenti e cambiare in base alle esigenze del target: dallo sconto al white paper, tante sono le soluzioni a disposizione.

trigger marketing
Esempio di welcome email.

Ricorda che gran parte degli iscritti si aspetta un’email di benvenuto – 76% of people expect to receive a welcome email immediately after subscribing to your list, getvero.com – e non devi inserire per forza un dono: basta essere chiari e informativi, spiegare il servizio o il prodotto.

Milestone

Hai raggiunto un obiettivo? Sempre utile e piacevole avere un’app o un servizio email che ti consente di scoprire quali sono le vette raggiunte.

Ad esempio, se partecipi a un corso di formazione e completi una serie di moduli puoi ricevere delle email che ti aggiornano su come stai proseguendo, qual è la media dei corsi seguiti, il tempo necessario per chiudere le esercitazioni e altro ancora. Qualcosa di simile fanno anche le app per gli allenamenti o quelle dedicate alla produttività: il marketing ha bisogno di persone attive, che restano focalizzate sull’obiettivo.

Riattivazione dei contatti

Ancora esempio preso dall’email marketing. Ci sono messaggi di benvenuto da usare per dare subito all’utente una sensazione di familiarità e inclusione. Ma esistono condizioni in cui un lead deve essere riattivato e ripreso dopo un periodo di tempo passato senza svolgere alcuna azione.

Queste sono le email di riattivazione e servono a mandare dei messaggi per saggiare la bontà del contatto: si attivano dopo la non partecipazione all’attività del sito per mesi e servono non solo a ottenere delle conversioni inaspettate ma anche a saggiare l’eventuale inutilità del contatto. Pulire la lista e migliorare il database è uno dei principi chiave.

Aggiornamenti real time

Hai acquistato su Amazon? Certo, sai già di cosa sto parlando: quando si avvicina la spedizione, l’invio, l’arrivo del pacco ricevi delle email.

Questo è utile. All’utente fa piacere sentirsi rassicurato quando c’è in ballo un acquisto online. Per quanto ormai sia sicuro questo processo, mettere al centro l’utente e rassicuralo è una preoccupazione di questo brand.

Pensaci, anche il tuo lavoro di trigger marketing può prendere spunto da questo bisogno di rassicurare, aggiornare e confortare il pubblico.

Email follow up

Il messaggio di follow up è uno dei casi più comuni ed efficaci per portare avanti una trigger campaign, un’attività di marketing basata su un’azione specifica a cui segue una comunicazione per avere un effetto chiaro.

L’email di follow up, cioè che segue un’attività, può essere declinata in modi differenti. Ad esempio c’è l’azienda che, una volta effettuato l’acquisto, lascia passare qualche giorno per inviare un’email in cui si chiede una recensione sul sito, sulla scheda Amazon o su Trustpilot.

In altri casi, invece, si lavora su attività più specifiche come quelle di cross e upselling in cui l’impresa, dopo l’acquisto, suggerisce dei prodotti o correlati o di classe superiore. Ma questo non a caso, solo dopo che è avvenuto un evento: l’acquisto di un determinato bene.

Tu hai iniziato a lavorare così?

Impossibile ignorare l’importanza del trigger marketing: quando riesci a puntare sulla personalizzazione puoi ottenere veramente un grande risultato per la tua attività di marketing. Solo per lasciarti qualche idea:

91% of consumers say they are more likely to shop with brands that provide offers and recommendations that are relevant to them

www.accenture.com

Questa è solo una delle tante statistiche che mettono al centro l’importanza di un’esperienza operativa personalizzata, capace di modellarsi intorno alle esigenze del pubblico. Questo avviene in mille modi differenti sul web ma oggi è possibile anche grazie al trigger marketing.

Ovvero una promozione virtuosa e non invasiva. Ma che decide di inviare messaggi tagliati su misura. Solo quando servono e non a caso. Non è forse questa l’essenza dell’inbound marketing? Farsi trovare (e comunicare) quando le persone hanno bisogno di te e non a caso.

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