Dopo il rilascio di Penguin 4.0 di qualche giorno fa, le penalizzazioni di Google torneranno presto ad essere un argomento popolare nella comunità dei SEO e degli aspiranti tali.
Indice dei contenuti
TogglePer questa ragione, ho deciso di riportare in questo articolo la storia delle più note penalizzazioni di Google in ordine cronologico. Per ciascuna di loro ho indicato causa, effetto, durata e descrizione della penalizzazione, e in più ho anche fornito qualche consiglio utile per evitarle.
Buona lettura!
2002 – SearchKing
- Causa: partecipazione a un network di link a pagamento
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
- Durata: 4 anni
Oltre ad essere la più vecchia di cui si abbia memoria, questa penalizzazione detiene un altro primato.
Google ha dominato il settore della ricerca sul web sin dal 1998, suo anno di nascita, ma come tutti ha avuto i suoi concorrenti nel corso del tempo, come Bing e Yahoo ad esempio.
In quel periodo, SearchKing non era di certo uno dei migliori motori di ricerca in circolazione, ma ha un primato nella storia: ha citato in giudizio Google a causa della penalizzazione.
Nel 2002, SearchKing faceva parte di una grande rete che sponsorizzava la compravendita di link.
Google intervenne facendo precipitare il PageRank di SearchKing da 8 a 4, azione che di conseguenza fece diminuire drasticamente il suo traffico. SearchKing fece causa a Google sostenendo che l’avesse fatto allo scopo di danneggiare un suo concorrente.
Il giudice stabilì che Google era libero da interferenze del Governo, e che poteva fare quello che voleva con le sue classifiche e il suo PageRank.
Ci vollero quattro anni perché SearchKing recuperasse il suo PageRank. A quel punto, il sito era stato già stato dimenticato da tutti (noi vogliamo ricordarlo così).
Bella mossa, Google 😉
Cosa fare per evitarlo
Oggi più che mai la compravendita di link costituisce una violazione delle linee guida di Google, che recitano:
Alcuni esempi di schemi di link che possono influire negativamente sul posizionamento di un sito nei risultati di ricerca […] Acquisto o vendita di link per aumentare la classificazione PageRank. Ciò include lo scambio di denaro in relazione a link o post che contengono link, lo scambio di beni o servizi in relazione a link o l’invio a qualcuno di un prodotto “gratuito” in cambio di una recensione positiva e dell’inclusione di un link.
Nonostante questo veto, la compravendita di link è ancora oggi una pratica largamente diffusa in molti settori, per il semplice motivo che Google non sempre è sempre in grado di stabilire se un link è stato acquistato o meno.
Se decidi di acquistare link, devi essere sicuro che l’accordo resti privato, e che sul sito che ti linka non sia palesemente indicato che si tratta di un contenuto acquistato, ovvero in presenza di frasi come “pubblicità“, “sponsor“, “pubbliredazionale” ecc. Questo non vale solo per il singolo link, ma anche per l’acquisto di articoli contenenti link (spiego meglio questo concetto nel punto dedicato al caso Interflora). Perciò:
- Se acquisti un link, accertati che appaia identico ad un link naturale
2005 – Google AdWords
- Causa: cloacking
- Effetto: rimozione di alcune pagine
- Durata: sconosciuta
Non è uno scherzo, hai letto bene: Google ha penalizzato se stesso. E non una, ben 5 volte!
Se non ci credi, leggi questo articolo di Search Engine Land.
Nel 2005, qualche furbacchione di Google mise del contenuto nascosto in alcune pagine, allo scopo di aiutare chi usava lo strumento di ricerca interno di Google. Tuttavia, poiché questi contenuti erano visibili dal motore di ricerca principale, costituivano una violazione delle linee guida.
Dopo la segnalazione su alcuni forum, Google rimosse queste pagine dal suo indice. Per quanto tempo esattamente non si sa, ma di certo qualcuno non imparò la lezione, perché nel 2010 Google AdWords venne penalizzato di nuovo per la stessa ragione. Quando si dice, errare è umano, perseverare… 😉
Cosa fare per evitarlo
Il cloaking è una tecnica mediante la quale, grazie a particolari programmi, è possibile mostrare ai motori di ricerca un contenuto differente da quello che il sito propone agli utenti, in genere allo scopo di ottenere un migliore posizionamento.
Per approfondire leggi questa pagina ufficiale di Google.
Il cloaking è una delle più vecchie tecniche Black Hat SEO, oggi quasi scomparsa perché facilmente individuabile da Google e, con l’evoluzione degli algoritmi, praticamente inutile. Per non incappare in questo tipo di penalizzazioni:
- Mostra sempre ai motori di ricerca lo stesso contenuto che mostri agli utenti
2005 – WordPress
- Causa: contenuti di scarsa qualità (Content Farm)
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
- Durata: 2 giorni
WordPress è il sistema di gestione dei contenuti web più noto, e anche quello nettamente più diffuso al mondo. Questo sito, come forse anche il tuo, utilizza WordPress.
Ma nel 2005, WordPress fu vittima del suo stesso successo. Una startup pubblicò più di 100.000 articoli su WordPress, ognuno dei quali con contenuti irrilevanti, sfruttando l’autorevolezza del dominio, allo scopo di generare guadagni tramite il circuito AdSense. Gli articoli furono creati da una startup chiamata Hot Nacho, che ora non esiste più (che strano!)
Il fondatore di WordPress era in vacanza quando avvenne la brutta storia, ciò nonostante, non ebbe troppi problemi a sistemare la faccenda: la penalizzazione durò solo due giorni.
Cosa fare per evitarlo
Oggi più di ieri, i contenuti di qualità fanno la differenza. Contenuti scarsi o duplicati non portano benefici lato SEO, e in casi gravi come in quello riportato possono portare ad una penalizzazione. Dal 2011, Google ha anche introdotto un filtro algoritmico chiamato Panda, volto a ridurre automaticamente il posizionamento di siti di bassa qualità. Quindi, se non vuoi brutte sorprese:
- Scrivi contenuti utili e approfonditi
- Non copiare
- Scrivi per i lettori umani, non per Google
2006 – BMW
- Causa: cloaking
- Effetto : rimozione dall’indice
- Durata: 3 giorni
Ho già spiegato cos’è il cloaking al punto 2. Se c’è un’azienda che nel modo della SEO è sinonimo di questa tattica nefasta, è di sicuro la casa automobilistica BMW.
Ma andiamo un po’ più nello specifico: questo è un esempio di ciò che fece BMW nel 2006, per gentile concessione del nostro amico Matt Cutts.
Quando un motore di ricerca visitava, per esempio, www.bmw.de/bmw-neuwagen.html, vedeva una pagina come questa:
Mentre quando a visitarla era un utente umano, veniva reindirizzato in automatico a un URL completamente diverso, che si presentava così:
Quando un sito fa cloacking per ottenere vantaggi SEO, costruisce una pagina altamente ottimizzata per una query di ricerca, che reindirizza automaticamente a una pagina diversa, dal contenuto molto più scarso o irrilevante. Le pagine nascoste agli utenti e altamente ottimizzate sono conosciuti come “doorway pages“. Esattamente quello che fece la nota casa automobilistica tedesca, nell’esempio qui sopra.
In quel frangente, la pena inflitta da Google fu esemplare: rimosse l’intero sito bmw.de dal suo indice, con somma esultanza da parte di Mercedes-Benz 🙂
Fu ovviamente una notizia bomba quando accadde. Ma solo tre giorni più tardi, la BMW era di nuovo in pista.
Cosa fare per evitarlo
Ho già risposto prima, ma repetita iuvant:
- Mostra sempre ai motori di ricerca lo stesso contenuto che mostri agli utenti
2007 – Forbes, Washington Post e molti altri
- Causa: vendita di link
- Effetto : riduzione ranking / visibilità
- Durata: non definita, ma probabilmente breve
Come ho spiegato al punto 1, Google da sempre pone il veto sull’acquisto o la vendita di link per aumentare il PageRank. I link sono uno dei più – se non il più – importanti segnali di autorevolezza per l’algoritmo di Google. Per questo, Google non vuole che webmaster e proprietari di siti paghino per i link, perché vorrebbe dire manipolare i suoi risultati.
Nell’ottobre 2007, Google annunciò un aggiornamento del PageRank, e uno stuolo di siti di riviste autorevoli perse svariati punti di colpo. Tra questi figuravano siti del calibro di washingtonpost.com, Forbes.com, suntimes.com e molti altri meno popolari. Qui trovi la lista completa.
Cosa accomunava questi siti? La vendita di link.
Cosa fare per evitarlo
Le riviste online spesso guadagnano vendendo spazi pubblicitari. Non c’è nulla in questo che vada contro le regole di Google. Ma se vendete banner pubblicitari, o link che appaiono chiaramente acquistati, assicuratevi di aggiungere il nofollow a quei link.
2008 – Google Japan
- Causa: acquisto link
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
Durata: 11 mesi
Ci risiamo col gigante della ricerca che penalizza se stesso. Sappiamo che Google è il motore di ricerca dominante praticamente in tutto il mondo. In Giappone, però, Yahoo se la cava piuttosto bene:
E fino al 2009 dominava la scena nel paese del sol levante. Per battere la sua concorrenza, Google Japan iniziò a pagare i blogger per articoli (con link) che magnificassero le qualità di Google. Una di queste qualità è che penalizza chi cerca di manipolarlo pagando per i link 😀
Quando la notizia emerse, la squadra antispam di Google ridusse il PageRank di Google Giappone, che passò da PR9 a PR5.
Il Senior Marketing Manager di Google Japan Koji Baba si scusò con una dichiarazione sul blog ufficiale. Questo è link, utile se sai il giapponese 🙂
In quel caso, però, la penalizzazione ebbe un impatto limitato (che strano eh?).
Dopo 11 mesi, il punteggio PageRank risalì a 8.
Cosa fare per evitarlo
Vedi punto 1: se compri link, non farti beccare (soprattutto se sei Google).
2012 – Google Chrome
- Causa: acquisto link
- Effetto : riduzione ranking / visibilità
- Durata : 60 giorni
Sembra che Google non riesca proprio a smettere di infrangere le proprie regole. Questa volta è toccato al suo browser, Chrome, che è stato rimosso dalla prima pagina anche per le ricerche di brand, precipitando a pagina 7 con ricerche come “chrome” e “google chrome“.
La penalizzazione fu la conseguenza dell’acquisto di un post sponsorizzato contenente un link che passava il PageRank.
La risposta di Matt Cutts su Google+ fu divertente:
[…] abbiamo trovato un post sponsorizzato, che rimanda a www.google.com/chrome passando il PageRank. Anche se l’intento della campagna era quello di convincere la gente a guardare il video – non linkare Google – e anche se abbiamo trovato solo un singolo post sponsorizzato […] è stata una violazione delle nostre linee guida sulla qualità, che si possono trovare qui https://support.google.com/webmasters/answer/35769?hl=it#3
In risposta, il team webspam ha intrapreso un’azione manuale per declassare www.google.com/chrome per almeno 60 giorni. Dopo di che, qualcuno di Chrome potrà presentare una richiesta di riconsiderazione documentando la rimozione, proprio come qualsiasi altra società. Durante i 60 giorni, il PageRank di www.google.com/chrome sarà anche abbassato per riflettere il fatto che anche noi non ci fidiamo dei link in uscita da quella pagina.
Quindi Google ha infranto le sue regole, si è auto-penalizzato, poi ha chiesto perdono a se stesso, infine si è auto-assolto! 😀
Cosa fare per evitarlo
Vedi punto precedente.
2013 – Interflora
- Causa: pubbliredazionali con link dofollow (acquisto link)
- Effetto : rimozione dall’indice
- Durata: 11 giorni
Alcune attività, come la vendita di fiori, producono buona parte del loro fatturato in occasione di alcune festività, come San Valentino o la festa della donna (8 marzo). Quindi, quando Interflora vide che erano stati rimossi da tutte le SERP pochi giorni prima la festa della donna, probabilmente a qualcuno lì dentro è venuto un attacco di cuore.
Naturalmente, la pena non era immeritata. Interflora stava tentando di ingannare l’algoritmo di Google, acquistando circa 150 pubbliredazionali su siti di notizie regionali, ognuno dei quali aveva dei collegamenti incorporati.
Cosa sono i pubbliredazionali (in inglese advertorial)? Nient’altro che articoli scritti su commissione, a seguito quindi di un pagamento alla rivista che li pubblica.
Risalenti al 1946, i pubbliredazionali sono stati al centro di polemiche etiche molto prima di Internet. Molti ritengono infatti che i lettori possano erroneamente credere che i pubbliredazionali siano articoli imparziali (mentre ovviamente non lo sono).
Ma nel caso Interflora, a Google non interessava la questione etica, ciò che fece calare la mannaia della penalizzazione fu la presenza, all’interno di quei pubbliredazionali, di link che passavano il PageRank.
La pena fu la più dura possibile: rimozione completa dall’indice di Google. In quei giorni, Interflora non compariva nei risultati organici neppure digitando il suo stesso nome:
Per uscire dalla penalizzazione, che durò fino al 4 marzo, l’azienda di fiori dovette fare pulizia chiedendo alle riviste l’eliminazione di tutti i link contenuti nei pubbliredazionali.
Cosa fare per evitarlo
La lezione che ci ha insegnato Interflora è che il divieto da parte di Google non riguarda solo l’acquisto di link, ma anche l’acquisto di pubbliredazionali contenenti link:
Il che ha una logica, se acquistiamo un articolo che contiene un link, di conseguenza è come se quel link fosse stato comprato.
Dal punto di vista di Google, non c’è niente di sbagliato se acquisti pubbliredazionali su un altro sito, ma se ci sono dentro collegamenti, questo potrebbe essere un problema. Come evitarlo?
- Se acquisti pubbliredazionali, chiedi che venga aggiunto l’attributo nofollow ai link
2013 – BBC
- Causa: il loro RSS feed su altri siti (link innaturali)
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
- Durata: non definita, ma breve
Le riviste non sono gli unici siti di news da essere stati colpiti da Google. La BBC, la più grande azienda di trasmissione di notizie al mondo, ha avuto problemi con il gigante della ricerca.
In questo caso, però, la BBC non era colpevole di azioni fraudolente. Avevano semplicemente sul loro sito un feed RSS, così come fanno molte altre fonti di notizie. Poiché BBC è così popolare, un sacco di piccoli siti di notizie usavano il loro RSS e lo pubblicavano sui loro siti.
Google interpretò questo come un tentativo da parte della BBC di manipolare i risultati di ricerca, e mandò un avviso di penalizzazione manuale per link innaturali al popolare sito di news. Posso capire il loro sospetto: sarebbe risultato sospetto anche a me se un sito ricevesse oltre 30.000 link in un solo giorno e grazie ad un solo articolo:
Cosa fare per evitarlo
Nella mia esperienza, non ho mai visto né sentito dire di siti di notizie penalizzati perché altri hanno utilizzato il loro feed RSS. Penso quindi che il 99% delle aziende non debba preoccuparsi di casi come questo, che riguardano solo i colossi.
Tuttavia, se riscontri un numero anomalo e improvviso di link al tuo sito, cerca di indagare quali possono essere le cause. Se da un giorno all’altro ricevi centinaia di link da un solo sito, potresti avere problemi. In quel caso ti consiglio di contattare il webmaster del sito che ti ha linkato e chiedergli di rimuovere i link (o mettere l’attributo nofollow). Un ottimo strumento di controllo dei backlink è Majestic, ma ce ne sono molti altri.
- Controlla periodicamente il tuo profilo link
- Se necessario contatta i webmaster e chiedi la rimozione dei link
2013 – Mozilla
- Causa: spam generato dagli utenti (link innaturali in uscita)
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
- Durata: non definita, ma breve
Chrome non è stato l’unico browser colpito da Google. Anche se Mozilla è un concorrente di Chrome, il browser di Google, in questo caso è evidente che non si trattò di concorrenza sleale. Google era diventato troppo in vista e furbo per abbassarsi a tali meschinità, ed offrire il desto a potenziali azioni legali.
In aprile 2013, Mozilla è stato punito da Google per aver ospitato spam generato dagli utenti, ovvero per i link inseriti dagli utenti nei commenti del blog e del forum.
Quando ricevette l’avviso di penalizzazione da link innaturali, il direttore di produzione web di Mozzilla andò nel forum di assistenza ai webmaster di Google, chiedendo aiuto per individuare lo spam, ma le risposte di Google non furono così precise. Dopo aver indagato, scoprì che i link non naturali erano nei commenti. I link quindi erano stati messi dagli utenti di Mozilla, non da Mozilla stessa.
Un’altra cosa interessante di questa penalizzazione è il fatto che fu indicata come “penalizzazione granulare”. Quando Google penalizza un sito, non sempre punisce l’intero sito. A volte penalizza solo poche pagine. Nel caso di Mozilla, solo una pagina su più di 22 milioni fu colpita.
Cosa fare per evitarlo
Quando il tuo sito presenta parti UGC, come un blog o un forum su cui gli utenti possono liberamente scrivere o commentare, sei tu responsabile di ciò che viene fatto dalla tua comunità, da ogni punto di vista, compreso quello di Google.
- Controlla che il tuo sito non venga utilizzato per fare spam
- Metti il nofollow nei commenti del tuo blog (in WordPress lo sono già in automatico) o forum
2013 – Rap Genius
- Causa: tweet in cambio di link (link innaturali)
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
- Durata: 10 giorni
Come hai potuto vedere, nel 2013 Google era proprio scatenato con le penalizzazioni. Questa penalizzazione è interessante perché è la prima che coinvolge l’utilizzo dei social network.
Rap Genius è un sito dedicato alla spiegazione e all’interpretazione di testi musicali, in particolare hip hop, molto popolare in USA. Nel 2013 aveva infatti invitato i blogger ad aggiungere link ai suoi testi, in cambio Rap Genius avrebbe twittato i messaggi di quei blogger.
E’ facile capire perché molti blogger colsero l’occasione: Rap Genius ha più di 150.000 follower su Twitter. Fu un chiaro tentativo di manipolare l’algoritmo di Google, e il Genio del Rap non fu proprio un genio della discrezione per non farsi beccare. Questo è un post uscito sulla loro pagina Facebook pochi giorni prima della penalizzazione:
Quando questa richiesta di scambio venne alla luce alla vigilia di Natale del 2013, il capo del team web spam di Google Matt Cutts dichiarò che Google avrebbe indagato su Rap Genius.
Il giorno di Natale, Rap Genius trovò sotto l’albero un bel regalo da Google: scomparì dalla prima pagina dei risultati per il suo nome. Il sito perse anche un sacco di traffico legato alle ricerche legate ai testi delle canzoni. Dopo aver lavorato per rimuovere i link non naturali, Rap Genius uscì dalla penalizzazione, dopo 10 giorni.
Cosa fare per evitarlo
Non solo comprando link si rischia la penalizzazione, le linee guida di Google vietano anche l’acquisizione di link in cambio di beni o servizi. Ecco cosa dice Google nelle sue linee guida sugli schemi di link, in riferimento ad esempi di link non naturali:
Ciò include lo scambio di denaro in relazione a link o post che contengono link, lo scambio di beni o servizi in relazione a link o l’invio a qualcuno di un prodotto “gratuito” in cambio di una recensione positiva e dell’inclusione di un link.
Anche se offrire merci o servizi in cambio di recensioni è una pratica molto diffusa nel mondo delle Digital PR e dell’Influencer Marketing, bisogna sempre farlo con una certa discrezione, specialmente se ci sono link di mezzo. Sbandierare ai quattro venti sui social network che si è disposti ad offrire qualcosa in cambio di link non è una buona idea. Quindi:
- Se fai scambio merci con blogger, fallo in privato, non pubblicamente
2014 – Expedia
- Causa: link sovra-ottimizzati (link innaturali)
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
- Durata: non definita, probabilmente ancora in corso
Expedia, il famoso sito di viaggi, non ha iniziato il 2014 nel migliore dei modi. A partire da gennaio, Expedia ha registrato una diminuzione del traffico del 25%.
Nonostante il silenzio di Google sulla questione, è abbastanza chiaro che Expedia è stata colpito da una penalizzazione. Il loro posizionamento ha subito un declino per quanto riguarda diverse parole chiave importanti. Non a caso, le parole chiave che hanno perso ranking erano quelle con cui il sito era linkato più frequentemente, cioè quelle presenti nell’anchor text di molti backlink.
Ecco un esempio di link alla home page di expedia,com su un blog, con anchor text “airline tickets“:
Cosa fare per evitarlo
Usare le parole chiave nell’anchor tex dei link (le parte cliccabile del link) è un chiaro segnale di link innaturali. Nelle linee guida, Google riporta questo esempio:
Link con anchor text ottimizzato in articoli o comunicati stampa distribuiti su altri siti. Ad esempio:
Ci sono molti anelli nuziali sul mercato. Se vuoi sposarti, dovrai scegliere l’anello migliore. Dovrai anche acquistare fiori e un abito nuziale.
Quindi, nella pratica, se metti in atto una tattica di link building, dovrai sempre variare gli anchor text in modo da far apparire il tuo profilo backlink il più naturale possibile.
- Non sovra-ottimizzare i backlink usando sempre le keyword negli anchor text
- Utilizza più spesso negli anchor text il nome del tuo brand o un frammento di frase
Per approfondire leggi questo articolo sulla link building.
2014 – Lasminute.com
- Causa: attacco di negative SEO
- Effetto: riduzione ranking / visibilità
- Durata: due giorni
A volte un sito viene punito anche quando non è colpa sua. Non ci credi? Chiedilo al webmaster di lastminute.com, il popolare sito di viaggi con sede a Londra.
Il sito ricevette una sanzione manuale a febbraio 2014. Inizialmente, nessuno poteva davvero capire perché. C’era un sacco di confusione. Ma poi si è scoperto che avevano una straordinaria quantità di link non naturali.
Si tratta di un sito di viaggi, ma trovarono link con anchor text come “Cialis” e “Viagra“. Nel caso tu non lo sappia, l’industria farmaceutica è una delle nicchie che fanno più spam nella SEO. Fu subito chiaro chiaro che Last Minute fu vittima di un attacco di SEO negativo. La negative SEO è quando qualcuno costruisce link di spam su siti di bassa qualità e non pertinenti che puntano al sito di un concorrente, allo scopo di farlo penalizzare.
Purtroppo la squadra antispam di Google a volte non riesce a capire la differenza tra una campagna SEO negativa e una campagna Black Hat. Last Minute perse il 46% del traffico di ricerca.
Anche se riuscirono ad uscirne rapidamente, questo episodio fu molto interessante, perché evidenziò una falla nel sistema di Google.
Cosa fare per evitarlo
Fortunatamente, la negative SEO non è una pratica molto diffusa. Non devi quindi preoccuparti più di tanto di attacchi di questo tipo, a meno che non lavori in una nicchia estremamente concorrenziale (o hai litigato a morte con qualche SEO).
Tuttavia, è sempre bene proteggersi controllando periodicamente il nostro profilo dei backlink con strumenti appositi come questo, che ho già citato in precedenza.
Se noti un incremento anomalo dei backlink da siti non pertinenti, con anchor text strani, forse stai subendo un attacco di SEO negativa. In questo caso, esiste uno strumento di Google per rifiutare i link. Leggi questa guida per imparare ad usarlo.
- Controlla periodicamente i tuoi link con strumenti appositi
- Se sei sotto attacco, usa lo strumento di rifiuto dei link
2014 – E-max
- Causa: link nascosti e sovra-ottimizzati (link innaturali)
- Effetto: rimozione dall’indice
- Durata: circa due settimane
Il team antispam di Google non colpisce soltanto oltre oceano, e quella di E-max è stata di certo una delle penalizzazioni italiane più note e discusse fra i SEO.
A metà marzo, il buon Matt Cutts anticipa su Twitter che a breve ci sarebbero stati guai in vista nel nostro paese:
Seguiranno nel Bel Paese un’ondata di penalizzazioni, tra cui E-max, una delle più note web agency italiane. L’agenzia aveva realizzato diversi plug-in per Joomla che furono installati da siti web di tutto il mondo. Questi plug-in contenevano link non visibili con anchor text contenenti parole chiave come “web agency” e “web marketing“.
Come risultato, il sito e-max aveva la cifra sorprendente di oltre 18 milioni di backlink.
La distribuzione degli anchor text faceva pensare in maniera piuttosto evidente ad un profilo di link sovra-ottimizzato, oltre i due terzi dei link era composto da soltanto due anchor text, ottimizzati per parole chiave di tipo commerciale:
Complice anche questo articolo uscito sul Tagliaerbe, e-max venne segnalato al team antispam da diversi webmaster. Pochi giorni dopo, il sito venne rimosso completamente dall’indice.
Nonostante il numero elevatissimo di backlink, i ragazzi di e-max.it furono molto bravi a fare pulizia, e in poco tempo ottennero la riconsiderazione da Google e il loro traffico tornò ai livelli precedenti.
Puoi leggere tutta la storia sul loro sito.
Cosa fare per evitarlo
Se la tua azienda è in grado di sviluppare plugin o risorse da pubblicare su altri siti, potrebbe sembrarti una buona idea quella di inserire un link al tuo sito. Invece, come hai potuto constatare, non lo è. Se vuoi che ti vengano riconosciuti i credits per il tuo lavoro, assicurati di inserire il rel=”nofollow” in quei link.
- Non inserire link in plugin o risorse da diffondere sul web (o metti il nofollow)
[BONUS] 2016 – Stadio Angelini
- Causa: puro spam
- Effetto: rimozione dall’indice
- Durata: pochi giorni
L’ultima penalizzazione che vi presento non è una storia famosa, ma si tratta di un caso interessante che ho di recente seguito personalmente insieme ad alcuni colleghi.
La penalizzazione ha colpito il sito di notizie e statistiche sportive Stadio Angelini, sparito da Google senza un motivo apparente. Il fattaccio ci è stato riferito da un membro del nostro Gruppo Facebook DA ZERO A SEO, Gruppo che ho creato per aiutare i membri a comprendere al meglio la SEO attraverso la condivisione di idee, consigli, casi studio, strategie e tecniche.
Grazie alla collaborazione e ai suggerimenti di alcuni dei migliori esperti SEO italiani attivi nel Gruppo, il proprietario del sito è riuscito a farsi togliere la penalizzazione in pochissimo tempo:
Dopo qualche verifica, abbiamo scoperto che il sito era stato colpito da una penalizzazione per puro spam, ed era stato di conseguenza rimosso totalmente dall’indice di Google:
In realtà le pagine incriminate non erano generate per scopi di spam, ma contenevano risultati sportivi della Coppa Italia di serie D. In sostanza, Google aveva preso una cantonata?
In ogni caso, dopo una serie di discussioni, azioni e la richiesta di riconsiderazione a Google, il caso è stato risolto brillantemente e nel migliore dei modi:
Cosa fare per evitarlo
A volte non è per niente facile capire i motivi per cui sei stato penalizzato, e soprattutto cosa fare per uscirne in tempi brevi. In quel caso, chiedici aiuto nel Gruppo DA ZERO A SEO, troverai i migliori esperti italiani pronti a darti una mano 😉
5 risposte
Insomma, Google non guarda in faccia nessuno – neppure a sé stesso 😀
Davvero molto interessante la questione dei pubbliredazionali, grazie per averne parlato 🙂
E’ un piacere Andrea! 😉
Aggiungerei http://www.linux.com attualmente penalizzato ma sembra che non se ne sia accorto nessuno!!! Forse neanche loro stessi? Solo la home sembra sia stata colpita e non ne conosco le cause.
Grazie della segnalazione Andrea, controllo!
Ciao Jacopo, grazie della menzione.
Per noi di e-max è stata un’esperienza davvero molto formativa, utile soprattutto a svelare i retroscena dei professionisti che operano nel mondo SEO. Un bel viaggio ai confini della realtà, dove abitano tanti cavalieri senza macchia e senza paura…