Google conferma l’update Florida 2.0

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I “vecchi” SEO hanno conosciuto Florida nel 2003. Dopo 16 anni ecco che torna nella versione 2.0. Dal 13 maggio scorso è in corso uno dei più importanti update di Google e tutte le SERP nel mondo ballano freneticamente.

La storia del Florida update nel novembre 2003

Per coloro che nel 2003 ancora non si occupavano di SEO certamente non possono ricordare il primo aggiornamento dell’algoritmo principale di Google chiamato Florida che venne rilasciato nel novembre 2003.

Chi come noi era già sul campo da qualche anno certamente se lo ricorda come il primo aggiornamento significativo, il primo di una lunga serie che avrebbe coinvolto un decennio ricco di continui ed epocali update.

Indipendentemente da come venne chiamato Florida impattò nel bel mezzo della stagione dello shopping natalizio con molte pagine per non dire intere aziende che vennero spazzate via dalla SERP di Google.

Google conferma l’update Florida 2.0 il 13 marzo 2019

Sfatiamo subito un mito. Il nome è lo stesso ma il contenuto dei due update è decisamente diverso.

Negli scorsi giorni avevamo scritto di Gary Illyes il quale parlando al Pubcon Florida aveva detto che Penguin e la “negative SEO” fa bene ai siti. Ecco perché l’aggiornamento del Florida è stato chiamato così, perché è stato rilasciato in concomitanza della conferenza SEO di Pubcon in Florida. La storia si ripete e con l’aggiornamento e la conferenza che si svolgono nello stesso mese, il nome Florida 2.0 è venuto naturale.

Florida 2.0 è la più grande fluttuazione di Google da desktop degli ultimi cinque mesi

Non è un segreto che le ricerche dai dispositivi mobili in Google sono, anno dopo anno, sempre in costante crescita ed è per questo motivo che da mesi parliamo del roll-out del suo mobile-first index.
Principalmente per questo motivo è interessante notare è che quando si tratta di classificare le fluttuazioni la SERP mobile è molto più volatile di quella desktop ed è proprio per questa ragione che le più grandi fluttuazioni dell’update Florida 2.0 sono state registrate da desktop.

Come si vede nello screenshot qui sopra pubblicato sul sito cognitiveseo.com, si mettono a confronto le SERP americane degli ultimi 3 mesi lato mobile e desktop.

Al contrario quando si tratta del mobile market, la situazione è completamente diversa. Dozzine di fluttuazioni e molta volatilità possono essere facilmente osservate negli screenshot presi dal Regno Unito e dagli Stati Uniti dove si mettono a confronto la ricerca da mobile con la ricerca da desktop.

Comparando i due screenshot sopra riportati vediamo come ogni singolo mercato (UK contro USA) sta rispondendo in queste ore in modo molto diverso, per non dire quasi opposto.

Danny Sullivan di Google non poteva certamente tacere la questione, viste le ovvie discrepanze e quindi ha confermato su Twitter che Google sta aggiornando il suo algoritmo anche se lo ha definito un altro classico aggiornamento di base.

Qual è l’obiettivo dell’aggiornamento di base Florida 2.0?

Un ampio aggiornamento di base come l’update Florida 2.0 porta con sé un’unica grande verità.

Questi update indicano quasi sempre che Google non ha come target alcuna nicchia o segnali particolari, come la qualità. In un aggiornamento dell’algoritmo di base Google non mira a nulla e quindi impatta a 360 gradi su tutte le tipologie di siti web.

Alcuni SEO teorizzano da sempre, ogni volta che viene lanciato un update, che Google lo ha fatto per “prendere di mira” qualcuno o qualche settore specifico.

Ma John Mueller di Google per ogni update che si rispetti ha sempre costantemente negato che gli aggiornamenti di base più ampi mirino a nicchie specifiche.

Gli aggiornamenti di base non mirano a categorie di siti web o nicchie. Questo è il motivo per cui Google ha affermato che nei più ampi aggiornamenti di base non c’è mai niente da sistemare.

Cosa fare quando Google lancia un update di base

L’approccio migliore che tutti i SEO dovrebbero avere in questi casi, ossia la cosa migliore da fare quando Google lancia un update di base, è quello di mettere da parte tutti i preconcetti, in primis che Google ha come obiettivo la qualità delle pagine o le nicchie.

Quindi l’unica cosa che veramente tutti i SEO dovrebbero fare è solamente quella di concentrarsi sui fattori relativi alla pertinenza.

Generalmente un problema comune sembra essere quello che risiede nel modo in cui Google interpreta una query di ricerca. Questo può influire su come viene classificata una pagina. Chiaramente molti altri fattori possono influenzare anche la classifica di una pagina web, come ad esempio la qualità e la pertinenza dei link in ingresso.

Questi miglioramenti consentono a Google di abbinare in modo più accurato le query di ricerca alle pagine web e quindi andare a migliorare non solo la user experience, ma soprattutto a migliorare la soddisfazione degli utenti.

Si può dire che l’obiettivo di fondo di tutti gli aggiornamenti di base è sempre stato quello di migliorare la soddisfazione degli utenti, andando volta per volta ad offrire un risultato più veloce, più esatto e dall’alto contenuto informativo.

Uno degli ultimi aggiornamenti di base ha riguardato l’introduzione del Neural Matching, dove semplicemente si è cercato di fornire un modo per migliorare la pertinenza delle pagine web nei risultati di ricerca così che rispondessero più adeguatamente a una specifica query di ricerca.

Le parole di Sullivan del 12 marzo 2018 sugli aggiornamenti di base sono state chiare e precise: “There’s no ‘fix’ for pages that may perform less well other than to remain focused on building great content. Over time, it may be that your content may rise relative to other pages”.

La dichiarazione rilasciata in un tweet diceva espressamente che in questi casi non c’è niente da sistemare, perché “non esiste una correzione per le pagine che potrebbero avere prestazioni meno buone se non quella di concentrarsi sulla creazione di contenuti di qualità”.

Ecco perché in questi giorni, ma soprattutto nei prossimi mesi sarà difficile capire come mai una pagina è stata penalizzata per non dire sparita dalle SERP. Ad oggi possiamo dire che i primi siti internazionali che hanno iniziato a perdere ranking molto probabilmente, se non subiranno drastici cambi nei prossimi giorni, hanno pubblicato contenuti di pertinenza dubbia.

Ecco perché consigliamo prima di tutto di non farsi prendere dal panico, ma se i seo tool iniziano a rilevare qualche cosa di strano è bene iniziare ad indagare sulla rilevanza del contenuto e/o sui link alle principali query di ricerca.

[via searchenginejournal.com]

 

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