Google+ chiude 4 mesi prima. Coinvolti i dati di 52 milioni di utenti

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Altro bug in casa Google. Dopo che sono stati colpiti 52 milioni di utenti Google+ verrà chiuso quattro mesi prima del previsto, in attesa che vengano visualizzati nomi, indirizzi e-mail e altre informazioni.

Della chiusura del social network di Google ne avevamo data notizia ad inizio ottobre, dicendo che le procedure che avrebbero portato allo stop definitivo sarebbero durate fino a agosto 2019.

La notizia di oggi riportata dalle più importanti testate giornalistiche americane e internazionali confermano, invece, una chiusura anticipata di ben quattro mesi.

Il problema nasce dal fatto che Google ha riscontrato un errore software (per la seconda volta quest’anno) che avrebbe consentito ad app partner di accedere ai dati privati ​​dei propri utenti.

Tuttavia Google ha dichiarato in un post sul blog che non è stata trovata alcuna prova che le altre app abbiano avuto accesso ai dati, come nome, email, sesso ed età, usando l’ultimo bug.

Google ha però detto che l’errore ha comunque colpito 52,5 milioni di account Google+, inclusi quelli di alcuni clienti aziendali, per sei giorni dopo il bug del mese scorso.

Come dire … un difetto della privacy che inavvertitamente ha esposto nomi, indirizzi email, età e altre informazioni personali ed aziendali di oltre 50 milioni di utenti di Google+ .

Ecco il perché è stato deciso di chiudere il social con netto anticipo.

Putroppo è la seconda volta in due mesi che Google incappa in questo genere di problemi che hanno consentito l’accesso non autorizzato ai profili Google+. A ottobre, la società aveva riconosciuto di aver individuato un difetto della privacy che aveva colpito 500.000 utenti, ma attese oltre sei mesi prima di divulgare la notizia.

Ma quello che più colpì l’interesse pubblico è che i dati utenti potrebbero essere stati esposti alle app dei partner da un bug presente da più di due anni, e viene facile capire in due anni quanti dati potrebbero essere stati estratti senza autorizzazione.

Questa volta il gigante di Mountain View è corso subito ai ripari, visti anche i recenti scandali che hanno investito Facebook quando le informazioni personali di ben 87 milioni dei suoi utenti vennero condivise con Cambridge Analytica, una società di data mining affiliata alla campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016.

Fatto è che l’amministratore delegato di Google Sundar Pichai dovrà in questi giorni presentarsi davanti a un comitato della Camera per rispondere a molte domande rimaste fino ad oggi in sospeso.

Come Facebook, Google guadagna la maggior parte del suo denaro vendendo pubblicità (profilazione utente), ossia vendendo i dati che l’azienda “recupera” dai propri iscritti come gli interessi, le abitudini e le posizioni delle persone mentre utilizzano i suoi servizi gratuiti.

È probabile che i problemi di privacy di Google su Google+ siano un argomento che i legislatori statunitensi approfondiranno martedì, tanto che alcuni membri del Congresso stanno ora vagliando la necessità di regole più severe per frenare la potenza di Google, Facebook e altre società tecnologiche, oltre a richiedere controlli più rigorosi sulla privacy digitale.

Le app che estraggono dati da Google+ per personalizzare i propri servizi con l’autorizzazione dell’utente perderanno l’accesso in 90 giorni, ha detto la società. Lo sviluppo di Google+ per i clienti aziendali rimarrebbe invece un punto focale per Google. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane e se le autorità americane adotteranno misure più drastiche a difesa dei consumatori.

[via theguardian.com]

 

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