Narrative: il nuovo social network alternativo a Facebook e Twitter

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Narrative è l’ultimo nato tra i social network ed ha un obiettivo ambizioso: mettere il totale controllo della piattaforma nelle mani dei suoi utenti.

La notizia arriva direttamente da Charleston dove una startup ha lanciato martedì il suo social network alternativo a Facebook e Twitter con la promessa di liberare i suoi utenti “dalla sottomissione dei social media”.

Un progetto a dir poco ambizioso che vuole liberare tutti coloro che utilizzano i social network dall’essere non solo costantemente sorvegliati, ma “obbligati” a vedere i contenuti che i social decidono di mostrare.

I tanti algoritmi che governano i social, come poi i motori di ricerca, indirizzano gli utenti a compiere determinati comportamenti all’interno delle piattaforme o a visualizzare contenuti dedicati in nome della user experience e della semplificazione della ricerca.

Come a dire che l’utente non ha la capacità di capire e valutare quali contenuti siano per lui migliori e quindi il social network e/o il motore di ricerca opera a priori alcune scelte per presentare il contenuto che a suo avviso è il migliore per quel singolo utente.

Narrative invece nasce proprio in contrapposizione, perché vuole mettere il controllo della piattaforma nelle mani dei suoi utenti e per far ciò il nuovo social network ha deciso di inventare una piattaforma che mixa i contenuti di Medium e Reddit.

Consapevoli del fatto che convincere le persone ad adottare un nuovo social network è una barriera molto difficile da superare, Ted e Rosemary O’Neill (marito e moglie che hanno fondato Narrative) pensano che “la comunità debba essere completamente responsabile” e che loro “non saranno le forze di polizia”.

La famiglia O’Neill gestisce già Social Strata, un’altra azienda locale che vende strumenti di social media per siti web e forte del background ultra decennale ha deciso che uno dei punti di forza di Narrative sarà la valutazione della qualità dei contenuti da parte dei suoi utenti così che i migliori contenuti salgano al top della visibilità, mentre i messaggi di scarsa qualità trovino nel tempo l’oblio.

La nascita di nuove piattaforme di social media non è facile, anche quelle fondate da grandi aziende tecnologiche. L’esempio più lampante è stato Google Plus che proprio qualche giorno fa ha chiuso i battenti, dopo aver scoperto un problema di sicurezza che ha esposto le informazioni private di migliaia di utenti.

“In Narrative, le tue azioni determinano la tua influenza”, ha detto Ted O’Neill in una dichiarazione.

Perché se è vero che il coltello dalla parte del manico passerà nelle mani degli utenti è altrettanto vero che Narrative farà i suoi soldi attraverso la pubblicità.

La grande differenza da Facebook, Instagram e Twitter, tanto per fare solo qualche nome, sta nel fatto che invece di estrarre le informazioni personali degli iscritti e quindi fare una profilazione utente da vendere ai marketer e agli inserzionisti, gli inserzionisti di Narrative compreranno spot all’interno delle aree tematiche del sito web chiamate niches, delle vere e proprie nicchie non poi così diverse dai gruppi di Facebook, o dai subreddit o dagli hashtag.

Così, se un utente visita la nicchia “pesca”, potrebbe vedere un annuncio per l’attrezzatura da pesca in barca o da terra.

Narrative ha già iniziato a vendere la pubblicità ai suoi utenti all’interno, per ora, solo di alcune nicchie.

In un’asta online che impone un prezzo minimo di 75 dollari, O’Neill ha detto che 830 delle nicchie hanno già venduto i loro prodotti. Se si pensa che il sito web è stato reso pubblico solamente martedì scorso i numeri fanno promettere bene per il futuro del social network.

Narrative manterrà solo il 15% delle sue entrate, promettendo di ridistribuire l’altro 85% alla sua comunità, anche se ad oggi non siamo riusciti a capire bene in quali modalità e forme.

Certamente quello che colpisce è che i creatori della piattaforma pensano che il loro modello possa risolvere molti dei maggiori problemi dei social media come le fake news, la censura e i problemi legati alla privacy dei dati degli utenti.

Il progetto, lo abbiamo detto, è molto ambizioso ma i fondatori di Narrative sembrano sapere il fatto loro offrendo qualcosa di diverso a chi cerca un social network “puro” senza i difetti delle altre piattaforme.

Mettendo gli utenti in primo piano, rendendoli responsabili, i coniugi O’Neills pensano che la comunità possa regolarsi da sola. Le persone che utilizzano la piattaforma possono guadagnare credibilità creando i propri post e dando feedback su quelli degli altri andando così a creare, nel tempo, un social network equo e avulso (forse) dalle regole del marketing.

[via narrative.org]

 

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