La geolocalizzazione dei contenuti è quando, ad esempio, abbiamo un sito multilingua e mostriamo ad un utente che si collega dalla Francia i contenuti in lingua francese, ad uno che si collega dall’Inghilterra in inglese e così via. L’utente in questo modo non dovrà cliccare sulla classica “bandierina”, ma vedrà direttamente i contenuti del sito nella sua lingua. Questo è possibile attraverso l’utilizzo di appositi programmi che controllano l’IP di provenienza del pc con cui si collega ciascun utente.
Nel recente video che mostriamo qui sopra, Matt Cutts, capo del team anti-spam di Google, conferma che la geolocalizzazione non è spam. Il dubbio nella comunità SEO era nato dal fatto (risaputo) che il Cloacking, cioè mostrare un contenuto a GoogleBot diverso da quello che viene mostrato agli utenti, è considerato spam. Ma mostrare invece contenuti diversi in base alla posizione geografica degli utenti, a patto che si mostrino gli stessi a GoogleBot, non è spam per Google.
In breve, se hai intenzione di geolocalizzare i tuoi contenuti, assicurati di mostrare a GoogleBot lo stesso contenuto che mostri agli utenti, in base alla posizione dell’indirizzo IP di provenienza.