Il futuro del lavoro è digital?

Il futuro del lavoro è digital?

Qual è uno dei nodi decisivi per le nuove generazioni? Il lavoro. O meglio, la ricerca di un lavoro dai tratti sempre più incerti. Il mondo dell’occupazione è proteso verso un precariato che, per molti, ha il sapore di una condanna. Anche se c’è chi preferisce lavorare in questo modo. Ovvero con una partita IVA, per ottenere il massimo da un mondo in continua evoluzione.

Tutto questo vale soprattutto per le nuove generazioni. C’è chi si laurea e segue la propria strada, chi rivaluta tutto e cambia percorso, chi preferisce iniziare la gavetta e abbandonare l’università per sporcarsi le mani. In ogni caso c’è sempre un desiderio: trovare un buon posto di lavoro.

Un posto gratificante, non per forza in grado di trasformare l’esistenza, ma che permetta di vivere con dignità. E di portare avanti i proprio sogni, la propria passione. Ecco la scintilla che ti consente di affrontare ogni difficoltà: la passione. Forse è per questo che sempre più persone si affacciano al mondo digital.

L’offerta di lavoro aumenta

Le stime di Digital & New Media di Michael Page sono chiare: tra il 2014 e il 2015 l’occupazione del settore digitale dovrebbe salire fino al +30%, con stipendi in crescita fino a 100.000 euro annui per le figure più ambite. Lo so, sembra strano!

Tra queste puoi trovare il SEO manager, web marketing manager, Chief Technology Officer (CTO), l’e-commerce manager e il  programmatic buying manager. Ovvero lo specialista che si occupa della pianificazione pubblicitaria ottimizzando audience e budget.

Alla base di tutto questo c’è un fattore importante: la domanda. C’è la possibilità di entrare nel mondo del lavoro digitale, e di fare corsi di formazione per essere pronti alle sfide quotidiane, grazie alla richiesta di figure specializzate.

Figure capaci di trasformare le esigenze dei clienti o dei superiori in risultati. Il punto di snodo è la diffusione di internet e del social web nella popolazione italiana. Riprendiamo gli studi di We Are Social:

“Il 60% degli italiani accede regolarmente a internet, e gli account attivi sui canali social sono oggi 28 milioni (22 milioni accedono da dispositivi mobile): quest’ultimo (accesso a canali social da mobile) è il dato che ha visto il maggior incremento negli ultimi 12 mesi (+11%)”.

Questi dati hanno un significato ben preciso: investimenti. Le persone sono online, con il passare del tempo il digital divide si assottiglia e le tecnologie digitali entrano nelle case, negli uffici, influenzano le scelte. E gli acquisti. Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c, infatti, l’acquistato online in Italia vale 16,6 miliardi di euro, 2,2 miliardi in più rispetto al 2014. Quali sono i settori più interessanti?

  • Turismo (+14%).
  • Informatica ed elettronica di consumo (+21%).
  • Abbigliamento (+19%).
  • Editoria (+31%).

Cosa significa questo? Richiesta di persone in grado di far fruttare questi numeri: esperti SEO, copywriter, sviluppatori, community manager, web designer, persone capaci di lavorare con il visual storytelling. E di creare una dieta mediatica su misura per le persone che cercano contenuti online.

Prima c’era solo la televisione, il quotidiano e la radio: mezzi di comunicazione di massa difficili da gestire per la piccola impresa, basati sullo spot e sull’interruzione pubblicitaria. Il social web ha aperto nuovi scenari, ha introdotto il concetto di inbound marketing (trasformando quello di outboud marketing in una pratica obsoleta) e ha trasformato ogni individuo in un micro editore.

internet italia
Cosa succede in Italia? I dati di We Are Social.

Ogni persona è un influencer della sua cerchia in grado di selezionare e condividere fonti utili. E dove c’è comunicazione ci sono investimenti per raggiungere pubblico in ascolto, per rispondere a un’esigenza specifica. Gli investimenti pubblicitari si muovono insieme alle tecnologie, e le aziende rispondo a questi mutamenti. Il futuro del lavoro è digital perché le tue scelte saranno sempre più influenzate da queste tecnologie.

Tra mobile e smart working

In una strategia di web marketing ci sono diverse figure da valutare, ma un punto è chiaro: il lavoro digitale ha bisogno di professionisti dedicati al mobile. Il Gruppo Nielsen osserva che nel settore dell’advertising gli investimenti in crescita sono nel settore video e in quello dedicato al mobile.

E anche le slide di We Are Social non nascondono questa tendenza: un numero sempre maggiore di individui usa il mobile per accedere a piattaforme di relazione e conversazione online, senza dimenticare il dato in ascesa legato alla fruizione di contenuti video.

Investimenti nel mobile e nei video.

In questo scenario è utile sottolineare che non è solo il digital a essere il futuro in Italia: aumentano anche le aziende che decidono di affidarsi allo smart working, una forma di lavoro intelligente non legata al luogo e agli orari. Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano dobbiamo delocalizzare il lavoro e sfruttare al massimo le potenzialità del digitale. La ricerca lascia dati chiari: “nel 2015 il 17% delle grandi imprese ha messo in atto progetti strutturati di smart working rispetto all’8% nel 2014″.

La tua opinione

Quali sono le tendenze del lavoro in Italia? Stiamo raggiungendo una fase digital? Il futuro del lavoro è in questa direzione? I segnali e i numeri confermano questa tendenza, ma c’è un punto da sciogliere: la banda ultralarga.

Quando avremo un miglioramento delle tecnologie riusciremo ottenere il massimo dalle professioni del web in Italia. Più tecnologia, maggiori possibilità di fruire contenuti, diffusione del mobile e del multimediale: il futuro del lavoro è digital. Sei d’accordo?

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9 risposte

  1. Articolo come sempre molto interessante, mi ritrovo sempre nelle analisi di Riccardo Esposito. Penso che oltre a parlare di futuro si possa già parlare di presente visto che, per molti, il digital è l’unica vera prospettiva per trovare un’occupazione dignitosa. Vero è che occorre formarsi tutti i giorni, per tutta la vita…

    1. La formazione come sempre è decisiva. Ma poi viene il resto: sporcarsi le mani. Io di solito suggerisco questo, ovvero fare buona formazione. ma anche non aver paura di sbagliare e rischiare in prima persona.

  2. E’ un anno che lavoro come SEO specialist nel settore automotive, oltre al passato negli stessi ambiti. Devo confermare che l’interesse per l’inbound marketing sta diventando centrale, perché la gente è stufa dei migliaia di spot non richiesti e vuole cercare direttamente prodotti, informazioni, video. Tra l’altro la percentuale di conversione in contatti del traffico organico lo dimostra. Sono molto soddisfatto della centralità della SEO nel mio mestiere: mi occupo anche di social e e-mail marketing, ma la SEO fa autentici miracoli, Google è fondamentale per il business !

  3. Il Lavoro nel Digital è una certezza, oggigiorno sono tantissime le persone e le aziende che operano in questo settore con successo più o meno grande.

    Il Settore Digital ha creato anche tante nuove Figure Professionali che prima non esistevano ad esempio in questo articolo abbiamo realizzato una lista delle 14 Figure Professionali più importanti nell’ambito Web ed i relativi Guadagni:

    http://www.bloglavoro.com/2015/05/15/web-marketing-14-professioni-piu-richieste-guadagni.htm

    C’è inoltre da dire che il Digital ha si creato nuove Figure Professionali ma che sono molto specializzate ed in alcuni settore ci sono molte Aziende che faticano a cercare personale Specializzato, molti giovani si lamentano che non c’è lavoro ma dovrebbero capire che il Lavoro c’è ma è di nicchia ed è necessario puntare su queste nicchie dove c’è poca concorrenza in questo modo riuscirebbero a trovare lavoro in poco tempo, ma purtroppo questo non tutti lo comprendono….

  4. Secondo il mio modesto parere sì, il futuro è Internet, nel senso che tra breve qualsiasi attività sarà online. Su questo non ci sono dubbi. Stiamo raggiungendo una fase digital in Italia? NO. Per niente. A mio avviso siamo lontani anni luce da quanto si potrebbe fare concretamente grazie ad Internet. 1) Quasi 1 italiano su 2 non ha mai usato Internet in vita sua. 2) Tra quelli che usano Internet, i 3/4 lo fa dal posto di lavoro. Lo si evince anche dal traffico verso i siti web, che si concentra nei giorni feriali e cala notevolmente verso il weekend. 3) Gli italiani che si collegano ad Internet lo fanno per informarsi o divertirsi (Facebook, WhatsApp, YouTube) oppure per fare acquisti su grandi portali come Amazon. L’idea di considerare Internet uno strumento di business non è minimamente presa in considerazione. 4) Le aziende che hanno un sito web “decente” si contano sulle dita di una mano, compresi siti istituzionali e grandi marchi. Secondo me in Italia si sfrutta l’1% delle potenzialità di Internet per far crescere l’economia. Si tratta principalmente di un problema culturale, al di là di reali problemi strutturali come il digital divide, legato ad un paese fermo, sclerotizzato, legato a dinamiche di lavoro vecchie e che ormai nel resto del mondo non esistono più.

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