Era più che prevedibile che l’effetto Covid-19 portasse a una crescita degli acquisti online, ma nessuno avrebbe pensato a un vero e proprio boom economico degli e-commerce.
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ToggleA dirlo non siamo noi professionisti del digital marketing, che comunque abbiamo registrato dati anche per noi inimmaginabili sui siti dei nostri clienti, ma è direttamente una delle agenzie di stampa più accreditate al mondo che, in un articolo pubblicato il 18 gennaio, informa tutti gli italiani e no che nel 2020 gli ecommerce italiani hanno “messo a segno un aumento del 208% per gli acquisti effettuati via sito e via app”.
Così apre il proprio articolo Ansa che, giustamente, titola “Carrello spesa online batte ogni record, +208% nel 2020” riprendendo i dati pubblicati nel secondo Report Annuale di Everli, uno dei marketplace per la spesa online più utilizzato dagli italiani.
L’articolo continua evidenziando come “per il 60% dei consumatori il carrello si riempie sempre il lunedì mattina, e si scopre che Bolzano è la provincia che ha acquistato più frutta e verdura negli scorsi 12 mesi” dato non trascurabile visto che è stata una delle città più colpite dal Covid-19.
Uno spaccato sociale e sociologico di un Italia che, forse, per la prima volta dal boom economico del dopo guerra ha radicalmente iniziato a cambiare i propri modi di fare la spesa giornaliera.
E pensare che fino a fine 2019 i dati registrati dalle vendite online nel Belpaese erano sì in crescita, ma sempre contenuti in un range abbastanza standardizzato.
Io stesso, che come SEO specialist seguo da anni due ecommerce e come SEO journalist collaboro con importanti web agency italiane specializzate nella realizzazione di store online, ero abituato ad una crescita importante ma sempre circoscritta.
Poi, la pandemia da Covid ha colpito tutto il mondo e il lockdown ha fatto il resto.
E per chi, come me, opera online dal 1993, mai avrebbe immaginato che, in così poco tempo, su una popolazione stimata al 1 agosto 2020 di circa 60 milioni di abitanti, il terzo paese dell’Unione Europea per popolazione (dopo Germania e Francia) nonché il 23º al mondo, l’Italia avrebbe in meno di 4 mesi iniziato a comprare di tutto e di più via ecommerce, rivolgendosi sempre di più ai marketplace come Amazon ed eBay e alle App.
L’impatto del Covid-19 sull’e-commerce prima e durante la pandemia
L’anno scorso, SearchNode ha pubblicato un rapporto sulle tendenze dell’e-commerce nel 2020 quando ancora si sapeva poco o nulla del coronavirus e di come si sarebbe diffuso in tutto il mondo.
Nel sondaggio si è parlato molto di Magento 2 (perché dal 1 giugno 2020 Magento non supporterebbe più Magento 1), e con una maggiore attenzione alla personalizzazione e alla sostenibilità ambientale.
Poi, come dicevamo, tutto è cambiato e ancor oggi che scriviamo non sappiamo cosa ci aspetterà in questo 2021.
Ma cosa è cambiato in dodici mesi? Scopriamolo anche grazie ai dati rilevati dalla società tecnologica lituana che ha pubblicato un secondo report individuando i 30 trend dell’e-commerce nel 2021.
Nell’ottobre 2020, la società ha interrogato circa 100 responsabili decisionali di e-commerce dall’Europa e dal Nord America andando a registrare una diminuzione del 6% delle entrate dell’e-commerce durante il primo lockdown.
L’impatto del COVID-19 sul margine di profitto dell’e-commerce
Personalmente i trend sopra citati li condivido a pieno e un esempio è un piccolo ecommerce di arredamento che seguo da anni che si è completamente bloccato, non tanto per il disinteresse degli utenti online quanto nell’impossibilità di consegnare il prodotto, visto che viene richiesta, da sempre, la presenza fisica di un montatore e durante il lockdown era impossibile trasportare la merce al destinatario per effettuare l’istallazione e il montaggio a casa.
Il coronavirus ha toccato le attività commerciali a vari livelli. Le aziende sono state obbligate ad affrontare nuove sfide, influenzando direttamente il margine di profitto online, dalle catene di fornitura interrotte alla concorrenza più aggressiva.
Tanti leader della vendita al dettaglio online sono stati influenzati dal lockdown proprio in riferimento ai margini di profitto:
Dall’indagine di SearchNode si è rilevato che il 74% degli intervistati ha visto una spinta prolungata nel tempo sui margini di profitto. Il 14% ha affermato che è rimasto più o meno lo stesso. L’11% ha dovuto ridurlo, rispetto al periodo pre-COVID.
Da quegli intervistati che hanno affermato che il loro margine di profitto online è diminuito durante il blocco, si è rilevato che il 50% ha subito una diminuzione nel medio periodo successivo, in contrasto con il margine di profitto online prima del virus. Il 29% ha rivelato che è aumentato. Il 21% ha affermato che è rimasto lo stesso.
Ancora una volta non posso che concordare visto che un altro ecommerce che seguo dal 2019 dedicato alla vendita online di prodotti biologici a base di nanotecnologie nei due soli mesi di aprile e maggio 2020 ha fatturato quanto l’intero 2019.
Idem per uno store online dedicato alle vendita di ricambi per piccoli elettrodomestici che ha rivoluzionato in parte la propria strategia di vendita, con il negozio fisico chiuso per mesi ma fortunatamente con l’ecommerce che ha registrato numeri mai visti negli ultimi cinque anni.
Come sono cambiate le strategie di vendita online
Se nel 2019 molti proprietari di ecommerce affermavano che nel 2020 avrebbero attuato strategie di digital marketing andando principalmente ad implementare, migliorare o modificare la personalizzazione, la ricerca sul sito e l’omnichannel, ma già a metà del 2020 la visione strategica è cambiata a causa del Covid-19.
Secondo Mastercard, alla fine dello scorso anno solo il 13% circa degli acquisti al dettaglio, escluse le vendite di auto e bollette, veniva effettuato online. Entro la fine del 2020, quella cifra si è attestata a circa il 20 percento.
Negli ultimi anni normali, quando i tassi di crescita dell’e-commerce erano in media tra il 12% e il 16%, questo tipo di salto avrebbe richiesto diversi anni.
Ecco perché la maggior parte delle aziende italiane ha capito che si dovrà concentrare maggiormente sulla parte digitale della propria attività, adeguando l’assortimento, investendo in nuovi software di e -commerce o concentrandosi maggiormente sui canali di marketing online.
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Abbiamo già visto a livello nazionale un cambio non solo di mentalità imprenditoriale, ma anche di modus operandi con una vera e propria intensificazione delle azioni commerciali, il che significa che le strategie di marketing saranno più mirate con gli imprenditori che saranno “obbligati” ad agire più velocemente.
Molti imprenditori hanno già capito l’importanza di concentrarsi maggiormente sugli adeguamenti dei negozi fisici e l’8% ha optato per gli adeguamenti della catena di approvvigionamento, da quelli minori a quelli completamente nuovi o alla logistica.
Nonostante tutte le cose brutte accadute con lo scoppio del coronavirus, finanziariamente il 2020 non è stato così male per molte aziende di e-commerce italiane.
La maggior parte afferma che l’anno (fino a ottobre) è stato un successo con un’evidente crescita degli acquisti online. E il 28% afferma che la propria attività di e-commerce sta andando bene, mentre i negozi fisici hanno subito un rallentamento pericoloso.
Dall’m-Commerce al pagherò 2.0
A fine anno sempre su Ansa è uscito un altro articolo interessante dove anche in Italia si è iniziato a parlare di m-Commerce, un nuovo modo di fare shopping online dove il tradizionale e-commerce si sta pian piano trasformando in un qualcosa di più semplice ed intuitivo.
La vendita online anche in Italia si sta trasformando e il nuovo m-Commerce ne è la riprova con la nascita di App o negozi online che guardano sempre di più all’usabilità e alla praticità rispetto all’estetica, dove spesso si acquista da casa o dall’ufficio direttamente dal proprio dispositivo mobile ma si va a ritirare il prodotto direttamente in negozio senza fare la fila.
Un altro fenomeno che ha impattato sul mondo delle vendite in internet e che ha richiamato l’attenzione dei media e non solo è quello del Buy Now Pay Later (BNPL) e dei fattori che lo hanno portato a una rapida ascesa a livello globale nel 2020.
Il COVID-19 ha accelerato la trasformazione digitale con un rapido e duraturo passaggio all’e-commerce e ai pagamenti contactless tanto che dovremo aspettarci, nei prossimi due anni, enormi opportunità per i commercianti che offriranno ai consumatori la flessibilità di pagare in un secondo momento alla cassa nei negozi fisici così come online.
L’uso delle rate per fare acquisti oggi sta diventando sempre più popolare per le persone di tutto il mondo che desiderano una gamma più ampia di scelte di pagamento, la capacità di gestire meglio il flusso di cassa e la comodità di utilizzare i propri soldi per scaglionare i pagamenti per l’acquisto di elettrodomestici, televisori e su una varietà di altri articoli che andranno a toccare anche il settore automotive.
Per coloro che gestiscono un ecommerce il Pay Later porta a una “media scontrino” più alta, riduce l’abbandono del carrello e si traduce in maggiori vendite.
Una ricerca condotta da Mastercard mostra che il 43% dei consumatori in Asia sarebbe disposto a spendere almeno il 15% in più se fosse in grado di pagare a rate. Questo potrebbe sicuramente avvantaggiare i commercianti.
Il potere del Pay Later è stato dimostrato anche in uno studio di BigCommerce, con il 36% delle persone che afferma che il finanziamento rateale ha permesso loro di acquistare un articolo più costoso dove il 31% afferma che non avrebbe completato la transazione senza rate.
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E i consumatori italiani non sono da meno visto che stanno sempre più abbracciando l’idea di rivolgersi a e-commerce dove si trova la convenienza dei prodotti e/o la vendita di servizi su richiesta.
Che si tratti di consegna di cibo, corsi di fitness, telemedicina o intrattenimento poco importa, perché anche in Italia ci si aspetta la massima scelta e flessibilità su come e quando pagare.
Ciò sottolinea la necessità per tutte le imprese, e in particolare le PMI, di massimizzare la scelta e la convenienza per i consumatori e abbracciare il passaggio al commercio digitale e contactless.
E il report di Everli per il mercato italiano ancora una volta rimane in linea con i trend mondiali registrando una maggiore attenzione degli italiani alla salute, con frutta e verdura che rispetto al 2019 salgono al primo posto nella classifica dei prodotti più acquistati.
Per i singoli piccoli commercianti italia, tuttavia, il successo online non è ancora così vicino, come potrebbe suggerire il recente boom di Shopify ed Etsy.
Se sei un piccolo rivenditore e desideri creare un negozio online con Shopify per evitare di fare affidamento su Amazon o Walmart.com, probabilmente dovrai comunque acquistare annunci da uno degli altri giganti della tecnologia, ovvero Google o Facebook, per far bussare i potenziali clienti alla tua porta digitale.
E l’Italia, da questo punto di vista, ha ancora tanta strada da percorrere, soprattutto dando il giusto riconoscimento alle tante professioni digitali che navigano ancora nella nebbia del mondo del digital marketing.
Lo shopping è cambiato per sempre
Un recente studio per Cisco condotto da International Data Corporation ha dimostrato che la digitalizzazione delle PMI potrebbe far passare da 2,6 trilioni di dollari a 3,1 trilioni di dollari il PIL dell’Asia Pacifico entro il 2024 e che quasi il 70% delle PMI nella regione sta accelerando la digitalizzazione grazie al COVID-19.
Quando guarderemo indietro il mondo degli affari e a tutto ciò che è successo nel 2020, lo ricorderemo come l’anno in cui lo shopping online ha smesso di essere il futuro della vendita al dettaglio e si è catapultato saldamente nel presente registrando un’enorme crescita degli acquisti online.
Il 2020 è stato l’anno in cui i governi locali ci hanno costretto a rinunciare agli acquisti in negozio per settimane o mesi, e poi quando abbiamo avuto l’opportunità di tornare ad acquistare in loco, quando i negozi hanno riaperto, abbiamo comunque continuato a fare acquisti online.
C’è un motivo per cui le persone che in precedenza evitavano lo shopping online per i negozi ora lo utilizzano quasi quotidianamente anche in Italia: in genere è molto più conveniente che passeggiare tra le file delle corsie per rintracciare ciò di cui si ha bisogno.
Ma l’accelerazione dello shopping online quest’anno, che altrimenti avrebbe richiesto diversi anni, avrà profonde conseguenze sul modo in cui lavorano milioni di persone in tutto il mondo, Italia compresa.
Il modo in cui si concentra il potere aziendale, il modo in cui le comunità locali vengono ricostruite per tenere conto del declino delle catene di negozi al dettaglio come i grandi magazzini e i centri commerciali avranno sul tessuto quotidiano un inprinting che ha fatto e farà la storia del lavoro e dei lavoratori.
Amazon, non sorprende, è stato il vero vincitore di questo drammatico cambiamento, aumentando la sua attività di vendita al dettaglio solo negli Stati Uniti di circa il 39% nel 2020 e aumentando la sua quota di mercato al 39% di tutte le vendite online negli Stati Uniti, secondo i dati registrati da eMarketer.
Il gigante dell’e-commerce ha registrato vendite e profitti record, anche con problemi di capienze di magazzino e ritardi nelle consegne iniziali, battaglie di lavoro interne e investimenti di miliardi di dollari per mettere in sicurezza i suoi dipendenti seguendo le precauzioni relative al Covid-19 .
La crescita degli acquisti online in Italia e nel mondo
Ciò che possiamo dire che in Italia anche le piccole imprese hanno dovuto portare le loro vendite online adeguandosi a ciò che in gran parte del mondo era già iniziato da almeno 5 anni.
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La portata di questo cambiamento si riflette nel successo delle piattaforme tecnologiche che si rivolgono ai commercianti di piccole e medie dimensioni che non vogliono fare affidamento su Amazon.
Shopify, che vende strumenti software di e-commerce a commercianti di piccole e medie dimensioni, ha visto le sue entrate crescere di quasi il 100% anno su anno nei primi nove mesi del 2020 e in Italia sempre più imprenditori hanno deciso di intraprendere la vendita online appoggiandosi proprio a questa piattaforma.
Anche Etsy, il mercato online noto per i prodotti fatti a mano venduti da piccoli commercianti e artisti, ha beneficiato di questo cambiamento.
Molti acquirenti online si sono riversati su Etsy nella prima metà dell’anno per acquistare mascherine per naso e bocca che i piccoli commercianti producevano a un ritmo rapido, ma da allora hanno continuato ad acquistare anche altri articoli non necessariamente per la protezione della propria salute.
Nel terzo trimestre dell’anno, le vendite di mascherine rappresentavano l’11% delle vendite lorde di Etsy, in calo dal 14% nel trimestre primaverile. In totale, i ricavi di Etsy sono aumentati di oltre il 100% nei primi nove mesi del 2020.
Il cambiamento nel nostro comportamento di acquisto online, che il 2020 ha accelerato, renderà sicuramente la nostra vita di consumatori più facile in molti modi, e questa tendenza dovrà essere lo spunto di una lunga riflessione per marketer e imprenditori.
L’importante, come ci ha insegnato questa pandemia, è che tutti noi non esistiamo esclusivamente come consumatori, né lo sono i nostri amici, familiari e vicini di casa.
Siamo tutti membri di comunità che conta sui rivenditori fisici (che spesso sono i principali datori di lavoro), con aziende che saranno costrette a reinventarsi dopo essere sopravvissute a una pandemia e a una recessione.
Sempre più assunzioni nella vendita al dettaglio avvengono all’interno di magazzini di e-commerce, dove i ruoli potrebbero essere pagati anche meglio ma dove il lavoro è spesso più duro e faticoso.
Quasi certamente quando la pandemia sarà finalmente “finita”, alcuni dei cambiamenti nel nostro comportamento, sia legati al consumo che ad altro, torneranno a qualcosa di simile a ciò che facevamo nel 2019.
Ristoranti e bar attireranno ancora una volta folle di clienti. I viaggi riprenderanno, così come gli eventi sportivi e i concerti dal vivo.
Ma molti dei cambiamenti nel modo in cui acquistiamo le cose rimarranno così come lo sono da quasi un anno a questa parte.
Quando si tratta di acquistare prodotti di consumo essenziali, pensiamo a dentifricio, sapone e carta igienica, non si ottiene alcun vantaggio dall’acquisto di quegli articoli di persona rispetto a quello online.
Quindi la forza del primo prezzo, della facilità nell’acquisto e della possibilità di pagare in modo dilazionato saranno, senza ombra di dubbio, leve importanti sulle quali porre l’attenzione se si vuole intraprendere il percorso della vendita a distanza.
Fermo restando, come sempre, che la differenza la farà la voglia di mettersi in gioco, di vedere oltre l’ostacolo e di saper utilizzare gli strumenti digitali per offrire servizi e prodotti diversi ed unici, cercando di spostare l’asset dal focus sul prezzo a quello della esclusività e della qualità di ciò che si vuole vendere online.