La condivisione è un’arte. Ci sono persone – liberi professionisti, dipendenti aziendali, freelance, studenti – che si fiondano nel mondo del blogging e pensano di poter ottenere rapido successo con due o tre articoli. E con qualche tweet.
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TogglePossibilmente tweet autoreferenziali, ovvero diretti al proprio blog o sito web. Sbagliato, il concetto che si nasconde dietro ai social (anche e soprattutto da un punto di vista aziendale) è semplice: devi condividere contenuti di qualità. Ma questo è solo il concetto base.
Un concetto che molti tendono a ignorare perché si allontanano da un punto fondamentale: la qualità per chi ti segue spesso non coincide con la tua idea di qualità. Che, per ovvie ragioni, coincide con il materiale pubblicato sul tuo blog.
Non funziona così sui social. Per questo un bravo blogger è prima di tutto un professionista della condivisione. Un professionista che punta alla qualità del messaggio e del contenuto, della forma e della sostanza. Vuoi qualche idea?
Alta selezione
Come condivide un blogger? Seguendo un principio di selezione, di alta selezione. Devi condividere contenuti che siano legati al tuo profilo professionale e che possano essere d’aiuto al tuo target. Per questo devi lavorare bene con le fonti.
Usa un feed reader capace di archiviare e gestire i blog del settore. Io preferisco Feedly perché ha tutte le funzioni necessarie e permette anche di individuare blog limitrofi a quello che stai sfogliando. Io di solito creo una cartella per le fonti che ispirano maggiormente il mio pubblico, e uso il pulsante save for later per archiviare i contenuti da condividere.
Certo, Feedly permette anche di condividere direttamente dal feed ma io preferisco evitare questa soluzione. Ogni social ha dinamiche e linguaggi differenti: evitare gli automatismi è un dovere del bravo blogger.
Content curation
Il concetto della content curation è interessante: non si tratta solo di mettere insieme contenuti più o meno validi in un unico luogo: la content curation riguarda la selezione, l’arricchimento e la targettizzazione dei contenuti. Un processo che in minima parte puoi mettere in pratica anche con i tuoi account social.
Come? Arricchendo la condivisione con un testo capace di introdurre e definire il contenuto di un link: a chi è diretto? Qual è l’argomento? Perché una persona dovrebbe cliccare sul link? Per condividere un articolo bastano pochi secondi, per arricchirlo ci vuole un minuto ma la differenza è netta. A volte basta un hashtag per aiutare il lettore a individuare l’argomento.
Su Facebook e Google Plus è semplice, su Twitter lo spazio è limitato. Però puoi sempre targettizzare i link. Come? Inserendo una mention. Questa è una tecnica molto efficace: trovo un articolo utile a un mio contatto? Leggo un post che potrebbe interessare una persona che conosco? Targettizzo il contenuto con una menzione.
Ovviamente questo deve essere fatto solo con persone che conosci e con articoli necessari. Altrimenti diventa un fastidio, si trasforma in spam. E quindi in un comportamento sanzionabile.
Pubblicare più volte al giorno
Quante volte puoi condividere un contenuto su un account social? Ci sono diverse idee su questo argomento. Personalmente credo che dipenda molto dal canale e dalla qualità del messaggio. Twitter, ad esempio, è un social veloce nel quale pubblichi anche 20 o 30 post al giorno: in questo ginepraio di micro-contenuti puoi giocarti una ripetizione. Magari variando il contenuto del tweet e lasciando lo stesso link.
Facebook e Google Plus, invece, sono social con un ritmo differente. E la sensazione di chi si trova due volte lo stesso contenuto nell’arco di poche ore non è delle migliori. Un blogger degno di questo nome conosce gli equilibri e valuta con attenzione: pubblicare lo stesso contenuto (soprattutto se autoreferenziale) più volte al giorno può essere un segnale negativo, e i fan possono decidere di abbandonare il canale se diventa un’abitudine.
Una buona idea: condividere gli stessi contenuti con visual differenti. Puoi usare diversi programmi online e offiine per creare delle immagini da allegare i post Facebook, Twitter e Google Plus. Magari puoi usare le GIF per differenziarti (sono accettate da Twitter e G+) o magari dei video: la scelta è tua. Per approfondire:
- Come migliorare la tua visual experience su Twitter
- 12 statistiche sul Visual Content Marketing
- Come sfruttare GIF e mini video
Le community
La pubblicazione dei contenuti nelle community di Google Plus e Facebook è delicata, molto delicata. Il passo per diventare spammer è minimo. Per questo l’obiettivo è sempre quello della pertinenza: molte community lasciano massima libertà di condivisione, ma questo non significa ignorare qualsiasi regola. Prima della condivisione dei link deve esserci partecipazione attiva.
Solo autoreferenziale?
Ritorniamo su questo punto. L’autoreferenzialità è uno dei grandi problemi del blogger alle prime armi. Condivide solo articoli scritti dalla propria penna, ma gari perché non conosce le dinamiche del social web oppure perché pensa: “Nessuno condivide me, e io non condivido altri blog”. Lo so, è frustrante all’inizio. Ma tutto parte da un buon equilibrio tra contenuti personali e non.
In un vecchio articolo dedicato proprio all’autoreferenzialità ho citato questo schema del blog Bufferapp. Dal mio punto di vista è perfetto per equilibrare i contenuti in un piano editoriale per social. Ci sono i contenuti di altri blogger, i propri contenuti e quelli personali. Può essere ideale per un account Twitter personale (in realtà io lo gestisco proprio così). Ma non è detto che, ad esempio, un’azienda possa lavorare in questo modo.
Da un punto di vista corporate credo che sia ideale, invece, la golden ratio di Rallyverse: 30% di contenuti di proprietà (ad esempio i post del blog, foto, notizie interne), 60% di risultati della tua content curation (contenuti rilevanti per il tuo target di altri blog che non siano un semplice link, ma che abbiano dei commenti e delle valutazioni) e 10% di messaggi promozionali.
Ora tocca a te
Secondo te qual è la strada giusta per unire blogging e condivisione nel mondo dei social? Qual è il giusto equilibrio? Ti piace la regola 30-60-10? Lascia la tua opinione nei commenti e affrontiamo insieme l’argomento.