Il CTR (click through rate) è una metrica di rendimento importante all’interno di Google Ads perché ci permette di capire che impatto stanno avendo i nostri annunci nella rete.
Google Ads lo definisce in questo modo:
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Toggle“La percentuale di clic (CTR) misura la frequenza con cui le persone fanno clic sul tuo annuncio dopo che è stato loro mostrato, il che ti può aiutare a valutare l’efficacia dell’annuncio.
La percentuale di clic viene calcolata dividendo il numero di clic ricevuti dall’annuncio per il numero di volte in cui l’annuncio è stato pubblicato. Se hai 5 clic e 1000 impressioni, il tuo CTR è di 0,5%”.
Supponi che 0,5% sia il CTR di una tua campagna attiva, a questo punto ti chiederai se è nella media, se il tuo annuncio sta performando bene oppure se deve essere migliorato perché 0,5% ti sembra un dato basso.
Queste domande non hanno una risposta univoca, perché il rendimento di una campagna o di un singolo annuncio è dato dalla molteplicità di vari fattori.
Se vuoi iniziare a fare chiarezza sul CTR e come valutarlo, sei nel posto giusto, perché in questo articolo ci ragioneremo insieme.
Nel dettaglio, ti mostrerò quali sono i fattori principali da tenere in considerazione per capire come interpretare il CTR a seconda della tipologia di campagna che hai attiva e di altri fattori correlati.
CTR nelle campagne Google Search
Le campagne search hanno generalmente un CTR più alto rispetto a campagne di altro tipo, ciò è dato dal minor numero di impression totali.
Potresti vedere importanti differenze di CTR anche tra due campagne search per alcuni motivi:
Il primo è piuttosto evidente, ed è la distinzione tra keyword brand e non brand.
Se hai creato una campagna di brand protection vedrai senz’altro un CTR molto più alto rispetto a una campagna che lavora su parole chiave generiche.
Se hai una campagna che non utilizza chiavi legate a un brand e vuoi migliorare il tuo CTR, ti invito a considerare l’utilizzo di keyword più specifiche, che hanno un volume medio di ricerche mensili minore, minor competizione in asta e intercettano utenti più vicini alla conversione.
Il punteggio di qualità è un fattore non trascurabile quando si parla di rendimento delle campagne sulla rete di ricerca.
Il punteggio di qualità, infatti, condiziona il CTR che potresti ricevere ed è dato dal numero di clic previsti (CTR previsto), pertinenza degli annunci ed esperienza sulla pagina di destinazione. Quindi lavorare su questo aspetto è importante per un migliorare il rendimento delle tue campagne search.
Puoi iniziare testando diversi tipi di copy, per ogni gruppo di annunci puoi inserire fino a 3 annunci di testo adattabile (che in totale sono 45 titoli e 12 descrizioni!). Completa poi i tuoi annunci con asset pertinenti alla tua attività: sitelink, snippet, callout, valutazioni del rendimento ecc.
Periodicamente elimina i termini di ricerca che non sono pertinenti con la tua campagna, gradualmente i tuoi annunci si attiveranno per ricerche sempre più pertinenti e, oltre al CTR, vedrai aumentare anche le conversioni.
CTR nelle campagne display
Il CTR delle campagne display normalmente è più basso rispetto alle campagne su rete ricerca. Anche qui ci sono diversi aspetti che vanno tenuti in considerazione:
- Il target della campagna. Una campagna su un pubblico freddo, che intercetta utenti per interesse/argomenti, non ha lo stesso rendimento di una display di remarketing che arriva a persone che ci conoscono e hanno già interagito con noi.
- Strategia di offerta. Una campagna display con strategia di offerta CPM visibile avrà un CTR più basso rispetto a una display che ha l’obiettivo di massimizzare le conversioni o il valore di conversione. Non significa che la prima non stia lavorando bene, ma l’obiettivo nel primo caso è ricevere quante più impressioni dell’annuncio possibili, non clic o visite al sito.
- Creatività utilizzate. Utilizzare immagini di bassa qualità all’interno dei propri annunci o copy poco chiari e non accattivanti può essere molto penalizzante.
Per migliorare il CTR delle campagne display ti consiglio di lavorare sull’ottimizzazione del target, alcuni segmenti che hai inserito potrebbero abbassare il CTR medio della campagna, in quel caso meglio spegnerli; lo stesso discorso se la tua campagna ha come target un cluster di argomenti.
Controlla periodicamente il rendimento degli asset testuali e dei banner, sostituisci quelli con un rendimento basso e non avere timore di sperimentare con la creatività!
Se la tua campagna display è attiva già da un po’, elimina dalla campagna i posizionamenti in cui i tuoi banner hanno generato molte impression e non hanno ricevuto alcun clic (e/o conversione view-through)
CTR medio ideale per le campagne
Quindi, qual è un buon CTR medio di Google Ads?
Anche qui, non c’è una risposta giusta perché il CTR non è una metrica di rendimento che può essere presa in considerazione da sola per valutare l’andamento complessivo di una campagna.
In generale, su Google Ads è necessario avere una visione d’insieme, una metrica presa singolarmente e decontestualizzata ci riporta un numero.
Il CTR puoi considerarlo attendibile quando la campagna è attiva da un po’ (3-4 settimane) e accanto a questo dato puoi esaminare altre metriche come quelle di qualità del traffico che puoi importare da GA4 (eventi per sessione, durata media della sessione, e sessioni con coinvolgimento), e altre invece coerenti con obiettivo, strategia di offerta e conversioni che stai tracciando.
Se per esempio hai una campagna display di remarketing per acquisire nuovi lead la cui azione finale è la compilazione di un form, entrano in gioco metriche come: conversioni (tra cui view-through e cross-device), il tasso di conversione, il costo/conversione, oltre al costo medio della campagna.
Se invece hai attivato una campagna display con CPM visibile, attiva le colonne di conversioni view-through e cross-device, ma aspettati traffico e conversioni anche da campagne brand e da organico.
CTR negli altri tipi di campagne
Per le discovery e le shopping ti consiglio di fare riferimento alle interazioni e al tasso di interazione, piuttosto che al CTR, poiché si tratta di dati più completi rispetto al clic dato che includono ogni tipo di contatto dell’utente con la scheda prodotto o con il carosello discovery.
Le campagne video, invece, hanno a disposizione molte metriche specifiche e più appropriate per misurare l’efficacia della tua campagna, e sono basate per lo più sulla visualizzazione degli annunci.
Se hai campagne attive di questo tipo puoi creare un set di colonne che includa anche le metriche che hanno la dicitura “solo video” e le metriche incluse in “azioni ottenute su Youtube”, dopo aver collegato il canale a Google Ads.
Le campagne performance max, grazie alla combinazione di asset che inseriamo, creano annunci che escono su tutte le reti di Google Ads.
Tuttavia non è ancora possibile vedere sulla piattaforma le metriche specifiche per ogni rete, quindi ti consiglio di lasciare da parte il CTR in favore di dati più specifici basati sulle conversioni.
Puoi però vedere, come per le altre campagne, il rendimento degli asset testuali, dei banner e dei video che hai caricato, e sostituirli se il loro rendimento non è ottimale.
Conclusioni
In questo articolo non ho inserito volutamente dei numeri da prendere come riferimento su cui orientarsi, spero di non aver deluso le tue aspettative 🙂.
Il CTR è una metrica utile per avere un’idea dell’impatto che stanno avendo i tuoi annunci, e sicuramente una base di partenza per testare nuove creatività.
Da solo non dà però indicazioni sull’andamento generale di una campagna, va sempre inserito in un quadro di dati più completo e coerente con i tuoi obiettivi.