Il blog è uno degli “strumenti” dell’Inbound marketing, forse uno dei più potenti per un’azienda.
Cosa intendo per strumenti di Inbound Marketing?
- Blog
- Newsletter
- Mail di lancio attività
- Mail di Follow Up
- Mail nurturing
- Thank you mail
- Copy per ADS
- Welcome page
- Thank you page
- Landing page
- Sales page
- Copy per Webinar
Tutti questi appena elencati sono gli strumenti di comunicazione utilizzati nei processi di Inbound Marketing e sono tutti collegati.
Ma prima di addentrarci nel fantastico mondo del blogging, precisiamo cos’è esattamente l’Inbound Marketing.
Prendo in prestito una definizione di Hubspot, che riassume molto bene il concetto alla base dei processi di Inbound Marketing.
Inbound marketing is a business methodology that attracts customers by creating valuable content and experiences tailored to them. While outbound marketing interrupts your audience with content they don’t always want, inbound marketing forms connections they are looking for and solves problems they already have.
In questa definizione probabilmente si può anche già percepire l’importanza del content marketing, in quanto viene spiegato che il suo ruolo è proprio quello di intercettare il bisogno consapevole del target.
Oggi ci concentreremo però sul ruolo del blog.
Tramite il blog un’azienda si racconta ma allo stesso tempo fidelizza il suo lettore, lo coinvolge nel suo mondo, lo accoglie e gli presenta delle soluzioni possibili per il suo problema.
Da qui si inizia già a comprendere quanto contino i contenuti se stai cercando di intercettare dei nuovi clienti grazie ai processi di Inbound Marketing.
Che legame c’è tra l’Inbound marketing e il blogging?
L’inbound marketing potrebbe anche essere definito come un insieme di processi strategici che mirano a generare lead e a farli, poi, convertire in clienti finali.
Per comprendere il ruolo del blog in tutto questo, dobbiamo però partire un po’ più da lontano.
Esistono diversi tipi di blog, non tutti però hanno lo stesso obiettivo.
C’è chi utilizza il blog per raccontarsi e fare storytelling, senza nessun obiettivo di vendita. Un po’ come se fosse un diario digitale, con il solo scopo magari di diventare una delle tante voci del web, autorevole per l’argomento che tratta.
A questi blog si uniscono poi tutti coloro che vogliono diventare dei veri e propri influencer di settore, i fashion blogger o i travel blogger ad esempio. In questo caso l’obiettivo è ancora diverso, poiché si mira a farsi conoscere e a diventare famosi sul web, per poi prendere parte a dei progetti digitali.
Chiaramente fashion e travel blogger mirano, come le aziende, a un guadagno. A differenza dell’impresa, però, il successo dipende principalmente dalla loro persona.
In un’ottica molto diversa si inseriscono invece le aziende che utilizzano il blog per generare lead e quindi clienti.
Nella maggior parte dei casi, un’azienda che utilizza il blog per vendere il suo prodotto o servizio, deve avere una conoscenza del suo target e del problema di quest’ultimo molto approfondita.
Infatti prima di iniziare a scrivere, soprattutto se si lavora in ottica strategica, si fa un’analisi delle customer personas, si conosce il proprio pubblico da vicino e si cercano di capire i problemi consapevoli.
Contemporaneamente si analizza il posizionamento dell’azienda sul mercato, sia per ciò che concerne la SEO, che dal punto di vista del target rispetto alla stessa.
È un’azienda autorevole? Si capisce immediatamente che problema risolve? Cosa ha di differente l’azienda dai suoi competitor?
Una volta che queste due informazioni, tutt’altro che banali, sono chiare, si inizia a definire un piano di contenuti.
E nel momento in cui si inizia a scrivere un articolo di blog, solitamente si procede per fasi. Sono queste che poi fanno la differenza nell’Inbound Marketing per ciò che concerne un blog.
La fase in cui si inserisce un articolo di blog fa la differenza
Hai mai sentito parlare di awareness, consideration e decision?
Sono le tre fasi del funnel in cui può abitare un contenuto e, per ogni step ne deve essere previsto uno differente.
Quando ad esempio viene creato un piano editoriale di un blog, si dovrebbe ragionare pensando alle tre fasi.
- Prima fase: il potenziale target non conosce l’azienda o il prodotto e si ritrova sul nostro blog perché era in cerca di una soluzione per il suo problema;
- Seconda fase: il target continua a leggere i nostri articoli e viene portato, tramite una CTA specifica, alla fase di consideration dove inizia a comprendere che soluzione offre l’azienda;
- Terza fase: il target, tramite i nostri articoli di blog, ormai diventati sempre più specifici rispetto alle soluzioni che offre l’azienda, diventa lead e potenzialmente si avvicina alla conversione, acquistando il prodotto o il servizio.
Strategicamente sarebbe meglio inserire anche una seconda CTA di decision in un articolo, in quanto il potenziale target potrebbe voler subito agire. E perdere quel lead sarebbe davvero un peccato.
Quando parlo di CTA di decision, intendo riferirmi a quelle chiamate all’azione che portano il target a compierne una specifica, come ad esempio entrare in contatto con l’azienda, previa compilazione di un form.
Ci sono anche le CTA di Awareness (AW) e Consideration (CO), che hanno l’obiettivo di far proseguire il processo di acquisizione del lead. Quest’ultime infatti, di solito, prevedono che il target atterri su landing di AW o CO dove potrà trovare contenuti di approfondimento (brochure, whitepaper, etc.).
Ma se abbiamo davanti il figlio dell’indecisione, allora dobbiamo renderlo consapevole, portandolo a fidarsi di noi.
Come? Facendo in modo di rendere autorevole il nostro blog ai suoi occhi.
Se saremo stati bravi e avremo lavorato bene di contenuto, allora il lettore entrerà nel nostro flusso di lead da noi prestabilito.
E se saremo davvero ancora più bravi, quando avremo portato il lettore da una fase alta del funnel a una media, in cui comprende che noi possiamo aiutarlo a risolvere il suo problema, allora potremo guidarlo verso quella di decision.
È qui che ci giochiamo tutto e che la nostra comunicazione deve cambiare.
Il tono di comunicazione, in un blog, come puoi immaginare, deve essere differente da fase a fase.
Inizialmente dovremo far sentire il lettore accolto nel nostro blog, incuriosirlo e aggiornarlo, poi dovremo fargli capire che chi sta parlando conosce il suo problema e gli dà dei consigli per risolverlo.
Infine, dovremo portare il lettore ad agire, magari contattandoci.
Nessuna comunicazione può essere fredda e diretta. Dobbiamo, attrarre, ingaggiare e convertire il nostro contatto, facendolo diventare un nostro consumatore.
Ma attenzione perché non basta. Il nostro compito, quello più difficile, non è solo di far acquisire contatti, ma anche quello di mantenerli fidelizzati con noi.
Come?
Con i contenuti, quindi con un’attività di mail settimanale o mensile di aggiornamento e con il blog. Se l’azienda è presente anche sui social, allora utilizzeremo anche quelli.
Un articolo di blog non è semplicemente un testo, ma anche e soprattutto uno strumento che serve per comunicare efficacemente e quindi vendere.
Il copywriter, in questo senso, non è un artista, ma un venditore celato che sa trasformare le parole in numeri. E i numeri in soldi.
Ma ciò non vuol dire che i suoi contenuti debbano essere scritti senza empatia. Oggi è quella a fare davvero la differenza.
Come puoi dedurre il blog è sicuramente una delle strategie più “trainanti” dei processi di Inbound Marketing.