Il local ecommerce – ecommerce di prossimità o proximity ecommerce – è un modello di ecommerce integrato che le piccole e medie imprese sviluppano in sinergia con il negozio fisico per vendere prodotti o servizi online a una platea di acquirenti che si trova in prossimità della loro sede.
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TogglePrima dell’epidemia di COVID-19, gli ecommerce di prossimità erano quasi una rarità e, mentre i grandi colossi del commercio online crescevano con costanza, i commercianti che sceglievano coraggiosamente di aprire un ecommerce indipendente rischiavano il flop, fagocitati da un modello di acquisto che tendeva a una dimensione globale e non guardava più al locale.
Il lockdown ha invertito la tendenza: con quasi 4 miliardi di persone bloccate in casa, gli acquisti online hanno cambiato faccia a tempo di record.
Gli habitué avranno certamente continuato a comprare sui siti dei big, come Amazon o eBay, ma allo stesso tempo hanno iniziato ad acquistare cibi freschi e beni di consumo del loro negoziante di fiducia, che intanto si è affrettato ad aprire un local ecommerce o ha potenziato quello che aveva già.
C’è chi ha comprato online per la prima volta durante la pandemia – secondo un’indagine di Netcomm in Italia il 75% delle persone non aveva mai fatto acquisti online prima del lockdown – e spesso lo ha fatto direttamente dal negozio di quartiere, richiedendo la consegna a domicilio oppure ritirando in negozio dopo l’acquisto per evitare file e tutti i disagi che comportava uscire di casa in piena quarantena.
Con la speranza di non soccombere alla crisi economica, molte piccole e medie imprese si sono digitalizzate per andare incontro alle nuove necessità dei consumatori e hanno avviato un ecommerce di prossimità per gli “acquisti di quartiere”.
2020 = boom dell’eCommerce
L’ecommerce ci ha aiutato a affrontare la crisi causata dalla pandemia e aggravata dal lockdown. Da strumento secondario rispetto al negozio retail, è diventato un alleato indispensabile per gli acquisti di tutti i giorni.
Per questo motivo nel 2020 l’ecommerce e il local ecommerce hanno registrato una crescita che, in condizioni normali, avrebbero raggiunto in molti anni.
Second il Global Digital Report di We are social e Hootsuite – il resoconto dei dati sui trend digital dell’anno in base ai comportamenti online degli utenti in tutto il mondo – l’ecommerce è stato il re del 2020.
Al top della classifica troviamo la categoria Fashion e Beauty, con 665 miliardi di dollari di fatturato in tutto il mondo, e il Food e Personal care, che ha registrato il +41% rispetto al 2019.
La scalata dell’ecommerce in Italia si attesta sulla media dei dati globali con i settori Consumer goods al +24%, Fashion e beauty +24.4% e Food e Personal care a +38.7%. Una vera rivoluzione se si considera che nel 2019 quasi nessuno faceva la spesa online.
Invece oggi 7 italiani su 10 hanno un app per lo shopping installata sullo smartphone e, secondo il Report Annuale di Everli, la crescita ecommerce nel nostro paese ha raggiunto il +208% rispetto al 2019 sugli acquisti via sito e via app.
Da leggere: Come il Covid ha influenzato la crescita degli acquisti online
Local ecommerce: 3 consigli per convertirsi al commercio 2.0
Il 2020 ha cambiato per sempre le nostre vite. Niente tornerà esattamente come era prima della pandemia e, ogni giorno che passa, il lavoro, la socializzazione, la comunicazione e gli acquisti si stabilizzano tenacemente online.
I commercianti, oltre ai professionisti del digitale e dell’IT, dovrebbero tenere nella dovuta considerazione questa trasformazione.
Messi da parte i dubbi iniziali – che, per quanto comprensibili, non dovrebbero spaventare come qualche anno fa – aprire un local ecommerce è la grande opportunità che piccole e medie imprese possono sfruttare a loro favore per crescere anche in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.
Creare un ecommerce gratis e in piena autonomia è possibile, ma chiedere consulenza ad uno specialista è un’opzione da considerare. Soltanto un esperto potrà dare tutte le informazioni del caso e consigliare la migliore piattaforma a seconda del business per creare un ecommerce di successo.
Ecco 3 consigli per convertirsi al commercio 2.0 con un ecommerce di prossimità.
1. Scegli una soluzione ibrida
Anche se l’acquirente medio non avrà problemi a comprare online e ad aspettare i tempi di consegna, il cliente tradizionale, cioè quello che con maggiore probabilità sceglierebbe un ecommerce di prossimità, potrebbe preferire un’esperienza di acquisto ibrida che includa la possibilità di ritirare in locale la merce già pagata oppure di ordinare i prodotti online e pagarli direttamente al ritiro in sede.
Restrizioni Covid permettendo, la vera sfida per chi apre oggi un local ecommerce è riuscire a integrare lo store online con il negozio fisico.
A tale scopo può essere utile prevedere soluzioni di pagamento personalizzate, come il buy now and pay later, e garantire al cliente sia la possibilità di ritirare la merce in negozio senza fare la fila sia la consegna a domicilio in tempi brevi, meglio se in giornata.
Secondo le previsioni il negozio fisico si è trasformato per sempre e, quando arriverà la nuova normalità, potrà competere solo chi resterà “ibrido”.
2. Metti il cliente al centro
Coinvolgi: chi apre un ecommerce di quartiere deve innanzitutto coccolare i clienti che ha. Ma mai adagiarsi sugli allori.
Una pagina ben architettata sui social network può aiutare i commercianti a trovare nuovi clienti. Come? Durante la “grande quarantena” del primo lockdown, molti ristoranti in Italia hanno realizzato video tutorial su come preparare il pane e la pizza in casa oppure i piatti forti del menu.
L’intenzione era quella di dimostrare vicinanza ai clienti abituali, ma c’era anche un obiettivo a lungo termine: fare lead generation, cioè trovare nuovi potenziali clienti.
L’ecommerce di quartiere può replicare un modello altrettanto efficace con video tutorial a tema in base al tipo di negozio. Anche i contenuti di backstage, ad esempio foto o live stories con i membri dello staff che preparano la merce per la consegna, creano molto engagement perché umanizzano l’impresa.
Regala al cliente un’esperienza tradizionale: chi si affida a un ecommerce di prossimità spesso conosce già il negoziante e il negozio, ma non è sempre così. Per questo motivo è bene mostrare online, sui social network e soprattutto sul sito web, lo shop com’è nella realtà.
Si potrebbe proporre un’esperienza immersiva in negozio con un video a realtà aumentata e far scegliere al cliente la sua spesa mentre passeggia virtualmente tra gli scaffali o, più semplicemente, aggiornare costantemente il catalogo rendendolo sfogliabile.
Offri assistenza: il cliente che sceglie l’ecommerce di quartiere si aspetta dallo staff un dialogo diretto e più umano rispetto alle email anonime dei colossi dell’ecommerce. E, quando ha un problema, preferisce risolverlo in tempo reale. Mettere in piedi una rete di customer care efficace su ogni canale in cui è presente il local ecommerce è un’ottima strategia. Senza tralasciare l’assistenza vocale, ovviamente.
Perché il contatto umano vince sempre e fidelizza il cliente.
3. Ricorda che il tuo brand non è mai troppo piccolo
Secondo il rapporto The future of Commerce di Shopify nel 2021 vinceranno la partita i brand indipendenti, autentici, trasparenti e responsabili.
Secondo Shopify, oggi il 62% dei giovani consumatori preferisce comprare prodotti green e sostenibili da realtà indipendenti mentre il 32% ha scelto i retailer indipendenti da quando è iniziata la pandemia. A prescindere dall’età anagrafica, il 65% dei consumatori ha dichiarato apertamente di sostenere le piccole attività.
Sebbene i colossi del retail e i grandi marketplace online domineranno anche nel 2021, le attività indipendenti – anche quelle più piccole -potrebbero conquistare terreno soprattutto grazie alle nuove abitudini acquisite in pandemia.
Nel lungo periodo di incertezza che ben conosciamo, ci siamo ritirati in una dimensione introspettiva, riconsiderando priorità, desideri e preferenze. E da consumatori ci siamo riscoperti più autentici e selettivi.
Sembra che nel prossimo futuro compreremo più volentieri da brand trasparenti e responsabili, indipendentemente da quanto sono cool.