Per i latini, vigeva il dictat, “verba volant, scripta manent” e sin dalla notte dei tempi sappiamo che le parole hanno avuto un forte potere persuasivo per l’ essere umano.
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TogglePossiamo affermare che l’arte di narrare storie, sia nata con l’uomo, infatti da sempre l’essere umano racconta storie, episodi di vita o racconti, al fine di narrare fatti realmente accaduti e storie, per creare empatia e coinvolgimento con il proprio interlocutore.
C’era una volta lo Storytelling
C’era una volta lo Storytelling, ossia l’arte di narrare storie che coinvolgessero l’ascoltatore in maniera emozionale, al fine di creare una relazione tra il narratore e l’interlocutore.
Omero, Dante ed Alessandro Manzoni, potrebbero essere considerati degli esponenti dello Storytelling, infatti, non sono forse le loro opere, dei racconti che da secoli, creano empatia ed engagement con i lettori?
Tuttavia, la vera e propria comparsa dello Storytelling, come arte di narrare un brand, un prodotto ed un’azienda, si ebbe negli USA, a partire dagli anni Novanta.
Lo Storytelling è stato, da quel momento, la tecnica di comunicazione persuasiva, che brand ed aziende hanno utilizzato per creare una relazione solida ed empatica con i propri utenti.
Infatti, un brand non è solamente un logo, ma rappresenta: la storia, la tradizione, la professionalità, il territorio, la qualità, il prodotto, il know how, l’emozione e l’esperienza di un determinato prodotto o servizio, dell’azienda e del brand stesso, che viene raccontato in toto attraverso l’arte dello Storytelling.
Ma raccontare un brand attraverso lo Storytelling è ancora performante nel 2020?
I tempi cambiano, così come il comportamento e l’esperienza degli utenti, infatti se per i millennials, ossia gli utenti nati tra il 1980 e il 2000, bastava “ascoltare” la narrazione del loro brand preferito, per la generazione Z, ossia gli utenti nati dopo il 2000, c’è bisogno di interattività ed azione.
I millennials, attraverso lo Storytelling, si appassionavano ancora di più alla brand identity, ai valori e alla mission trasmessi dal brand e dall’azienda.
Invece, per attrarre la generazione Z non basta raccontare il brand, ma bisogna creare un’esperienza, realizzata su misura per l’utente, che lo ponga come protagonista principale nella comunicazione con l’azienda: l’utente diventa così, al tempo stesso, consumatore e artefice del brand.
Infatti all’utente non basterà più ricoprire il ruolo di interlocutore, ma avrà la necessità ed i mezzi per essere co-protagonista nella comunicazione del proprio brand preferito.
Complici i social media, l’utente vuole e deve avere un ruolo attivo nella relazione con il brand: pensiamo, ad esempio, all’influenza che hanno tanti teenagers su Tik Tok, tanto da diventare brand ambassador dei loro brand preferiti,diventando delle vere e proprie icone tra i loro coetanei.
Il brand non è più un’entità astratta, l’arte di raccontare il brand non è più fatta solo da parole, l’azienda non è lontana dalle proprie Buyer Personas: il brand diventa concreto, prende vita e viene realizzato attraverso le azioni compiute dai propri brand ambassador, clienti e user.
Il brand non è più visto come qualcosa di estraneo dal cliente tipo, l’utente stesso diventa il brand: il proprio utente ideale diventa parte integrante del brand.
Nasce lo Storydoing
Nasce, in questo modo lo Storydoing, una tecnica di comunicazione non solo persuasiva ma attiva, che pone l’utente sullo stesso piano dell’azienda, facendolo quindi cooperare con la stessa.
Lo Storydoing, infatti non solo racconta il brand attraverso la narrazione di una storia, ma permette all’azienda di interagire con la propria audience in maniera attiva: l’utente diventa co-protagonista della narrazione aziendale.
Cambia, quindi il punto di vista sia del narratore che dell’utente: l’utente diventa co-autore della storia del brand, rendendo reali quei pensieri che sono narrati nella comunicazione aziendale ed il modo in cui racconta l’azienda ed il brand, convidendo la sua vision sia online che offline.
L’utente non è più spettatore passivo, ma diventa l’elemento principale della comunicazione del brand: se quindi, negli anni passati, si puntava a trasmettere la potenza del brand, nel 2020, il brand viene divulgato attraverso la propria audience.
Lo Storydoing rappresenta quindi una vera e propria rivoluzione per il marketing e la comunicazione aziendale.
Cambiano i tempi, cambiano gli utenti e soprattutto cambia l’esperienza dell’utente.
Abbiamo visto come l’utente sia diventato il focus di ogni business, ponendolo al centro di qualsiasi strategia di marketing e di vendita e quanto sia importante la User Experience.
Ma perché lo Storydoing piace tanto?
Scopriamolo insieme!
Nasce da una richiesta del target
Lo Storydoing, racconta il brand in maniera persuasiva, ma in primis risponde alla richiesta del proprio target di riferimento.
Infatti se lo Storytelling, ha come scopo quello di dimostrare quanto il brand, l’azienda o un prodotto siano adatti per noi, attraverso lo Storydoing, l’azienda non vuole vendere un determinato prodotto ma creare una relazione, attraverso l’essenza stessa del brand.
Crea empatia con la propria audience
L’arte dello Storydoing, trasmette i valori, la mission e la filosofia di un brand ad un pubblico che sia assolutamente in target con il brand stesso, infatti, come abbiamo visto, l’utente è parte integrante del brand e dell’azienda.
Per questo motivo, creare engagement, proporre un prodotto o servizio ad un utente diverso rispetto la nostra Buyer Personas sarebbe uno svantaggio ed un errore sia a livello comunicativo che di marketing.
Fa scaturire un’azione nel proprio pubblico
Lo Storydoing, non è solamente una narrazione per creare brand awareness o generare vendite, ma ha come fine quello di creare una community attiva, che sia promotrice del brand e dell’azienda.
Diventa virale
Una community ingaggiata, attiva ed empatica, diventa una cassa di risonanza per la notorietà del brand, sia online che offline, infatti ogni utente sarà portavoce e brand ambassador del brand, della sua brand identity, dei valori e della filosofia del brand stesso.
Lo Storydoing è la nuova frontiera dello Storytelling: non solo una tecnica di comunicazione persuasiva, che produca brand awareness attraverso le parole e spinga l’utente a credere nel brand, ma una tecnica che faccia riconoscere l’utente nel brand stesso e lo spinga alla call to action.
Tu cosa ne pensi? Qual è un brand o un’azienda che, a tuo avviso, è un buon esempio di Storydoer?