Il growth hacker è un professionista in grado di far crescere un’azienda attraverso metodi non convenzionali. Non a caso viene preso in prestito il verbo anglosassone to hack che, letteralmente, vuol dire tagliare. Ma nel linguaggio digitale prende significati differenti che riguardano l’ingegno.
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ToggleSoprattutto, si riferiscono al bisogno/desiderio di trovare strade alternative per raggiungere l’obiettivo. Proprio come fa l’hacker.
Possiamo dire, con una buona dose di certezza, che il growth hacker aiuta le imprese, i liberi professionisti e aziende a trovare la propria strada per la crescita. Ma non attraverso quelle che sono strade istituzionali e ben definite. A questo punto, però, bisogna approfondire l’argomento.
Come nasce il tema growth hacking
Prima di parlare delle figure professionali è giusto dare un’idea del terreno nel quale ci troviamo. Il growth hacking è un campo del marketing legato al concetto di startup in cui queste realtà devono, nella fase iniziale, crescere. Per farlo devono lavorare e pensare fuori dagli schemi.
Ma non per questo possono ignorare le basi necessarie per migliorare i parametri osservati per ottenere i risultati stabiliti. In quest’ottica nasce l’idea di growth hacking, un insieme di teorie e tecniche necessarie per ottenere una crescita massiccia in breve tempo con budget limitati.
L’obiettivo finale è quello di ottenere il miglior risultato possibile con il minor numero di risorse investite, in un’ottica di continua ottimizzazione e misurazione. La nascita di questa metodologia affonda le radici nel mondo delle startup, e vede la comparsa come termine ufficiale nel 2010.
Questo avviene grazie a Sean Ellis che, sul suo blog, parla di Growth Hacking. Da quel momento l’idea di poter crescere attraverso metodologie non convenzionali, ma comunque ben strutturate e scientifiche, ha fatto la fortuna di diverse startup e ha anche raggiunto grandi aziende.
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Cos’è un growth hacker: definizione
Si tratta di un professionista in grado di snellire i meccanismi in grado di generare un processo di crescita e guadagno. Non è una figura in grado di coprire tutte le competenze necessarie in una dinamica aziendale ma, nella maggior parte dei casi, dirige i processi che riguardano più figure.
Non a caso il concetto di growth hacker (dall’inglese growth, crescita) ha tanti sinonimi come, ad esempio, growth marketer o master.
In ogni caso il concetto fondamentale che bisogna assimilare è questo: la figura in questione è specializzata nella crescita del proprio progetto (o quello dei clienti che ha deciso di curare) attraverso condizioni particolari:
- Risorse limitati.
- Tempi stretti.
- Grande concorrenza.
- Lavoro di team.
L’esperto di growth hacking non è solo una persona che conosce il prodotto e trova la soluzione per pubblicizzarlo: si occupa di trasformare ogni passaggio in un’occasione per sovvertire un ordine già definito. In poche parole, è la figura necessaria per sbloccare situazioni difficili.
Perché investire in questa direzione?
Il motivo è semplice: ottimizzare il processo di crescita e dare all’azienda una direzione, un metodo operativo per guadagnare di più spendendo meno. Ma soprattutto riuscendo a imporsi sulla concorrenza anche quando tutto sembra che punti a favore della grande realtà.
Il growth hacker è una figura molto richiesta proprio perché le aziende non possono imporsi attraverso strategie tradizionali. Un esempio concreto è l’applicazione dell’inbound marketing: le grandi imprese investono risorse infinite nella pubblicità sui media tradizionali per raggiungere la massa.
La piccola impresa non puoi tener testa a questa concezione di marketing ed è destinata a rimanere piccola. Ma sfruttando i principi del growth hacking può individuare un settore, una maglia debole e non presidiata dalle grandi aziende per farsi notare. E per iniziare un percorso di crescita.
Ma un percorso monitorato. Il growth hacking non è sinonimo di improvvisazione, la passione per la crescita è pari a quello della misurazione e dei test che vengono effettuati sempre.
Quali sono le sue competenze
Il growth hacker è un professionista che presenta caratteristiche trasversali. Questo significa che deve essere competente in diverse materie, sia teoriche che pratiche. Il suo obiettivo ormai è chiaro.
Ma lo ripetiamo per sicurezza: sfruttare marketing, design, programmazione e organizzazione interna per ottenere risultati di crescita importanti in breve tempo. Questo significa:
- Comprendere le dinamiche di budget, team, timing.
- Pensare out of the box ma anche con approccio data driven.
- Conoscere i principi del digital marketing come:
- SEO.
- SMM.
- Email marketing.
- Blogging.
Questo è ciò che intendiamo per figura professionale e trasversale. Il growth hacker non si limita a far crescere un’azienda semestre dopo semestre, ad esempio, su Google con un buon posizionamento organico.
Questo è il lavoro dell’esperto SEO con keyword research e link building. E lo stesso compito che esegue il social media manager con Facebook.
Le competenze del growth hacker riguardano l’analisi statistica dei dati, la competenza ampia e definita nelle varie strategie di web marketing, la conoscenza di tool specifici e dei principi di UX design. Tutto questo serve per raggiungere gli obiettivi che trovi nel prossimo paragrafo.
Cosa fa il growth hacker in sintesi
Per capire qual è il riferimento base da prendere in considerazione suggerisco di leggere le parole del fondatore della materia, vale a dire il già citato Sean Ellis. Ecco le sue parole, quelle usate nel suo blog personale, ben noto a tutti gli appassionati ed esperti del settore:
A growth hacker is a person whose true north is growth. Everything they do is scrutinized by its potential impact on scalable growth. Is positioning important? Only if a case can be made that it is important for driving sustainable growth (FWIW, a case can generally be made).
startup-marketing.com
Il significato è interessante. Il growth hacker è una persona che ha come stella polare la crescita. Tutto ciò che fa riguarda questo tema, in particolar modo analizza l’impatto delle azioni su una crescita scalabile. Il posizionamento è importante? Solo se crescita sostenibile dall’azienda.
Il ruolo di questa figura professionale
In primo luogo bisogna inquadrare chi si occupa di growth hacking proprio in questa direzione, quella della professionalità. Essendo una figura relativamente nuova si fa ancora fatica a considerare un esperto di crescita all’interno del proprio team. Ma il punto essenziale è questo.
C’è coralità nell’esecuzione professionale di questa figura così ambita. Il growth hacker non lavora da solo, ma è a capo di un processo di squadra.
Attenzione, non gestisce il team in termini amministrativi e non si occupa di aspetti manageriali. Il vero ruolo del growth hacker riguarda la possibilità di individuare strade alternative per crescere, proporle alla squadra e monitorare la giusta esecuzione dei task nel miglior modo possibile.
Quali sono i suoi compiti concreti
In primo luogo bisogna precisare che il growth hacker non è specializzato nelle attività che monitora e gestisce. La sua figura è simile, da questo punto di vista, a quella del consulente di web marketing: definisce la strada, detta le regole, monitora i risultati ma non applica le varie tecniche.
Ma cosa fa un growth hacker? Facilita in tutti i modi possibili la crescita di un prodotto o servizio, più in generale di un brand. E lo fa attraverso metodologie che permettono di ottenere risultati rapidi e significativi. Ciò significa che non si tratta solo di aumentare traffico sul sito e lead.
La doppia natura del growth hacker
Questo è un aspetto molto interessante della professione, un punto che incuriosisce e lascia perplessi se non si conosce bene la materia.
Ma, in molti casi, rappresenta uno dei motivi che ha reso la professione in questione una delle più ambite e richieste dalle aziende in crescita.
Il growth hacker si trova a metà strada tra il pensiero creativo e quello del marketing data driven. La passione per la crescita a tutti i costi è frutto di un pensiero che si divide tra idee che vanno oltre gli schemi e misurazione dei KPI, key performance indicator, ottenuti con strumenti diversi.
Il growth hacker misura tutto, testa ogni dettaglio prima di decidere. Per capire bene questa dinamica basta dare uno sguardo ai principali casi.
Esempi di growth hacking vincente
Per capire esattamente cosa fa un esperto di growth hacking bisogna dare uno sguardo alle sue applicazioni concrete. Esistono diversi esempi.
Quello principale è dato da Hotmail, probabilmente uno dei primi casi documentati di growth hacking virtuoso ed efficace su larga scala.
In cosa consiste questo virtuosismo? Nell’inclusione dell’anchor text alla fine di ogni email che riporta la frase PS Ti amo con un link per ottenere il servizio di posta online gratuito. Questo ha portato alla crescita del servizio ed è stato ripreso da decine di altri prodotti in forma diversa.
Pensa, ad esempio, alla possibilità di avere Gb gratuiti su Dropbox se qualcuno si iscrive con il link tracciato che l’azienda ti fornisce.
Altro esempio documentato di growth hacking è quello espresso a chiare lettere dall’azienda Dollar Shave Club che ha pubblicato un video su YouTube per promuovere il proprio servizio di invio mensile di nuove lame.
Il prezzo è concorrenziale, solo 1 dollaro. Ma basta questo per crescere velocemente? Bisogna guardare altrove, ad esempio sul viral marketing.
Ed ecco che il video ha fatto breccia, guadagnando rapidamente 20 milioni di visualizzazioni e rendendo l’azienda un nome noto al pubblico. Ora una domanda: cosa accomuna tutti questi esempi di growth hacking?
Si lavora sulla semplicità, non ci sono grandi lavori di marketing strutturale: si aggiunge una stringa alla fine di un’email o si regalano Gb.
Però l’effetto che si ottiene è smisurato, e viene alimentato grazie a un controllo chiaro dei dati. L’improvvisazione non è accettata se si vuole trasformare una startup in un brand solido e con radici ben piantate.
Come diventare growth hacker
Non c’è una scuola o un’università in grado di rilasciare attestati in growth hacking, questo è chiaro. Ma essendo una delle figure professionali più richieste, in determinati ambienti, è chiaro che c’è questa esigenza.
Molte persone e professionisti del marketing vogliono diventare growth hacking. Questo è un dato di fatto, ma quali sono i passi giusti?
In che modo questo avviene? In primo luogo c’è bisogno di tanta esperienza, non si attiva un profilo del genere semplicemente con qualche mese di attività in una web agency. In realtà per essere indicati come professionisti in questo campo bisogna riuscire a fondere l’equilibrio tra:
- Creatività.
- Approccio analitico.
Il tutto condito da competenze teoriche rispetto a quelli che sono i modelli organizzativi come la lean production, il ciclo di deming fatto di passaggi ben precisi sempre ciclici e la ben nota metodologia Agile, ma anche all’attitudine di leadership di chi deve trovarsi a capo di un team.
Essere in grado di individuare le strategie di crescita, con relativi KPI da osservare, e definire i passi indispensabili per ottenere i vantaggi concreti è utile. Ma diventa un fallimento se poi non si riesce a comunicare questo processo a chi deve mettere in pratica le varie attività.
Libri da leggere sull’argomento
Di sicuro questo è uno dei temi più affrontati dagli autori di marketing, c’è tanta conoscenza da condividere quando si parla di growth hacking.
Questo è un tema che abbraccia molti temi, dal marketing tradizionale agli aspetti pratici come quello dell’elevator pitch. Ma quali sono i libri utili?
Di sicuro possiamo iniziare con qualche testo di base come “Growth hacking marketing. La strategia di crescita rapida delle aziende più innovative” di Sean Ellis e Morgan Brown per poi passare ad scrittori italiani.
Di sicuro è molto apprezzato “Growth hacker. Mindset e strumenti per far crescere il tuo business” di Raffaele Gaito ma anche il titolo successivo ha un buon seguito: “Growth hacking mindset. Non esiste innovazione senza sperimentazione“. Qualche tomo sempre valido in questo campo?
“Strategia oceano blu. Vincere senza competere” di W. Chan Kim , Renée Mauborgne e aggiungo l’immortale evergreen: “La mucca viola. Farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto marrone” di Seth Godin.
Per approfondire: come ottimizzare il tuo blog corporate?
La tua esperienza nel settore
Hai già avuto modo di lavorare in questa direzione? Secondo te quella del growth hacking è un’esperienza obbligatoria per tutte le attività?
Molti sottolineano un punto: si tratta di una strategia che può essere applicata solo in determinate realtà, in Italia il growth hacking non funziona e non è applicabile. Secondo te è vero? Ti aspetto nei commenti.