Alcune delle classiche domande per chi inizia a guardare con interesse alla web analysis suonano come: “Francesco, la mia frequenza di rimbalzo è al 45%. Va bene così?”, oppure: “Ho quasi due minuti come durata media di sessione: dormo tranquillo?” E ancora: “I miei utenti vedono quasi tre pagine per ogni sessione: sono in linea con il mercato?”.
In realtà, nessuna di queste domande ha granché senso.
Non se prima non si è fatta una riflessione importante.
Vedi, quando creiamo un nuovo account in Google Analytics – e tutte le volte che in seguito creiamo una nuova Proprietà per tracciare un nuovo sito – viene creata una prima Vista, chiamata “Tutti i dati del sito web”.
Se non hai mai messo mano all’architettura dei tracciamenti in Google Analytics, è probabile che tu possa ritrovare questa Vista, con lo stesso nome, anche per il tuo account.
Una volta inserito il tag di Google Analytics su tutte le pagine del sito, senza pensarci troppo ci teniamo questa unica Vista come punto di accesso ai rapporti. E se il tuo sito ha una sola, come dire, anima, allora ciò ha senso.
Se sul tuo domino ospiti un blog. E nient’altro.
Se sul tuo domino ospiti un e-commerce. E nient’altro.
Se sul tuo dominio gestisci un micro-sito di prodotto. E nient’altro.
Le cose si complicano quando sotto allo stesso dominio convivono un’e-commerce con il suo blog. O un micro-sito di prodotto con un’ampia sezione news. Un sito aziendale con una sezione B2C e una B2B. Magari un piccolo portale con una sezione aperta al pubblico e una, protetta da registrazione, per i soli partner.
Se sotto allo stesso dominio offri ai tuoi utenti diversi contesti di navigazione, allora leggere i dati attraverso una sola Vista non è più sufficiente.
Non lo è perché tutti i report per quella Vista mostreranno valori medi, decisamente poco utili per comprendere davvero l’andamento del traffico.
Se il tuo blog ha una durata media di sessione di tre minuti e il tuo e-commerce di qualche manciata di secondi (o viceversa) leggendo valori medi potresti essere tentato di considerare il tuo intero sito come vincente, quando in realtà potrebbe essere carente su uno dei due fronti.
Dunque, prima di gettarsi a capofitto nell’analisi di qualunque dato di traffico è fondamentale, in Google Analytics e non solo, capire se questi dati siano stati stati raccolti correttamente.
Filtrare una Vista
La soluzione ci arriva, in Google Analytics, dai filtri. Questi possono essere creati e applicati a livello di Vista e ci permettono di lavorare sulla raccolta dei dati dei report.
Una premessa è fondamentale: ricorda che il traffico, una volta filtrato da una Vista, non può più essere recuperato. È quindi necessario creare una nuova Vista, su cui applicare un eventuale filtro, lasciando intatta la nostra Vista principale. Prima di applicare un filtro a una qualunque vista, assicurati di avere ben compreso la loro dinamica.
I filtri, anche nella loro forma più semplice, possono includere o escludere il traffico verso una sottodirectory del nostro sito. Per esempio, un filtro applicato su una nuova Vista, con l’obiettivo di includere solo il traffico verso URL che iniziano con “/blog/” potrebbe avere questa forma.
Ogni filtro può essere verificato, sempre durante la fase di creazione, per ottenere una stima del traffico che avrebbe considerato nei 7 giorni precedenti.
Più filtri possono essere applicati, in sequenza, a una stessa Vista. Più Viste, d’altro canto, possono essere create per supportare la Vista principale, analizzando solo parte del nostro dominio, includendo o escludendo gli hit di Google Analytics sulle diverse pagine.
I filtri, per quanto modificabili, rappresentano una sorta di “presa di posizione” nell’analisi dei dati di traffico. Agendo prima dell’arrivo dei dati sui rapporti, ci permettono di ripulire i dati di traffico concentrando la nostra attenzione solo su ciò che per noi ha valore.