Il marketing dell’inclusività è una tendenza del processo promozionale che porta a includere i possibili clienti. Questo, per caso, vuol dire rimettere in discussione il concetto di target? Passando dall’esclusività all’inclusività il brand vuole parlare a tutti (e quindi a nessuno)?
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ToggleNo, non è questo il punto: il lavoro di segmentazione c’è sempre. Altrimenti non si riuscirebbe a impostare una strategia adeguata né dal punto di vista del content marketing ma neanche per la promozione online, il remarketing e l’ADV. Quindi, sai cos’è il marketing inclusivo? Quali sono i pilastri che consentono di sfruttare questa tendenza per ottenere buoni risultati online?
Cos’è il marketing inclusivo: definizione
Con questo termine s’intende una metodologia capace di affrontare in modo trasversale il pubblico di riferimento. Trasformando il brand per renderlo capace di parlare ai potenziali clienti includendoli nel proprio circuito non considerando solo l’aspetto demografico superficiale.
Ma anche il genere, il reddito, le origini culturali ed etniche. In sostanza, al centro c’è la diversità. L’idea base è quella di considerare il pubblico utile come un insieme multiplo di diversità. E il brand non deve più escludere o ignorare queste sfumature, ma includerle nella comunicazione.
Da leggere: quali sono le migliori strategie di marketing?
Perché puntare sul marketing dell’inclusività?
Attraverso questa prospettiva – in sintesi, non escludere le sfumature del tuo target ma includerle in modo intelligente – lavori su piani differenti. In primo luogo puoi mettere in buona luce il tuo brand proponendoti come una realtà capace di prestare attenzione alla diverse realtà e identità.
Inoltre puoi aumentare le conversioni e l’acquisizione dei clienti. Interessante, vero? Questo può avvenire grazie a una rinnovata percezione del tuo marchio, riuscendo a raggiungere la sensibilità di quel pubblico che ha a cuore la capacità di includere rispetto all’escludere.
Obiettivo di questa metodologia di marketing
Vendere di più, questo è chiaro. Ma non attraverso metodi diretti, promozioni e pubblicità dalla conversione tracciabile e immediata. Qui si lavora sullo storytelling dei valori, su un processo di brand building a lungo termine che deve posizionare il tuo nome nella mente delle persone. Del maggior numero possibile, ecco. Questo è l’obiettivo ultimo se tutto va nel modo giusto.
Esempi di brand che fanno inclusive marketing
Il marketing dell’inclusione deve essere studiato e ottimizzato nel copy e nel visual. Avendo una grande sensibilità nei confronti del target di riferimento. Cosa significa questo? Ecco una serie di esempi che mettono in evidenza il valore della diversità attraverso prospettive differenti.
https://www.youtube.com/watch?v=_YISTzpLXCY&feature=emb_title
https://www.youtube.com/watch?v=cZGghmwUcbQ
Come puoi ben vedere ci sono diversi esempi e tutti fanno riferimento al visual storytelling. Inutile dire che il discorso relativo alla diversità, e alla capacità di usare questo tema per fare promozione online, è un campo minato. Ecco perché devi leggere con attenzione il prossimo paragrafo.
Svantaggi e possibili problemi per i brand
Vero? Esistono dei problemi derivati dal passaggio verso il marketing dell’inclusività? Sembra strano ma è proprio così, non sempre la strada è indolore. Il motivo è semplice: virare verso questa tendenza non è facile. Perché la comunicazione di un brand deve essere omogenea, decisa a tavolino e studiata con cura. Magari insieme a una fase di rebranding. Non puoi improvvisare.
Altrimenti rischi di fallire e far sembrare il tuo marketing dell’inclusività come un’operazione mirata solo alla speculazione e al guadagno. Parliamoci chiaro: è sempre marketing quindi è normale che alla base ci sia il bisogno dell’azienda di maturare profitti. Ma una comunicazione che punta all’inclusività non è una semplice (per modo di dire) campagna ADV su Facebook.
Diversity Marketing: includere sarà il futuro?
Dal mio punto di vista questa è una strategia vincente. Un lavoro di brand diversity, di amplificazione della comunicazione in grado di cogliere differenze e parlare alle diversità, è importante. Non è facile, il rischio di sembrare opportunisti e costruiti non è distante.
Per questo l’invito che mi sento di fare è chiaro: puntare al marketing dell’inclusività ma con dei professionisti. Sei d’accordo? Secondo te il futuro sarà per i brand capace di svilupparsi sulla cultura dell’inclusività e non dell’esclusività? Lascia la tua opinione nei commenti.