Dieci bugie sulla link building da ignorare

miti del link building

Anche se la link building è diventata un vero e proprio lavoro da più di un decennio c’è ancora un’enorme quantità di confusione intorno ad essa.

Alcune di queste controversie, argomentazioni sbagliate e falsi miti nascono semplicemente dalla necessità di riempire un vuoto di contenuto, anche se alcuni di essi nascono da una vera preoccupazione e confusione.

Un esempio classico? “Non chiedere link!” “Mettici un guest post ed è fatta!” “Cerca di evitare la link building!”.

In verità la grande confusione deriva da altro: la SEO è un settore in continua evoluzione e ciò che ieri funzionava potrebbe non funzionare oggi o tra qualche mese o anno.

David Farkas, founder/CEO at The Upper Ranks in Lakewood, da oltre 10 anni è un link builder di professione e per MOZ ha deciso di fare chiarezza sui link builder e sulla “link building myth-buster”.

1. I grandi contenuti portano risultati

Tra i molti marketer e SEO digitali c’è l’idea che se si creano semplicemente grandi contenuti e risorse preziose, gli utenti prima o poi approderanno al sito web. Se si è un brand/sito web ampiamente conosciuto molto probabilmente tutto ciò è vero. Se al contrario il sito web nasce dal nulla questa strategia basata solamente sui contenuti potrebbe risultare fallimentare.

Perché un sito web venga visto è necessario costruire le strade che porteranno ad esso. È qui che entra in gioco la link building.

La maggior parte delle persone che cercano Google finisce per cliccare sui risultati organici. Infatti, per ogni click su un risultato a pagamento su Google, ci sono 11.6 click per i risultati organici!

E per potenziare il ranking di un sito web nei motori di ricerca si ha necessariamente bisogno di link.

Ecco che quest’ultima affermazione ci porta subito a dover sfatare il secondo mito sulla link building

2. Il ranking non ha bisogno di link

Anche se sembra strano molti SEO, e non solo, nel 2019 pensano ancora che non ci sia bisogno di link per scalare le posizioni dei motori di ricerca.

David Farkas, a supporto di tale tesi, ha recentemente pubblicato un case study su un progetto a cui stava lavorando.

Riassumendo brevemente, più autorevoli e rilevanti erano i backlink acquisiti con la link building, più il sito si è classificato per le parole chiave di destinazione. Questo non significa che i link sono l’unico fattore importante nell’algoritmo di Google, ma non c’è dubbio che un profilo di backlink robusto e pertinente porta risultati spesso inimmaginabili.

3. Contano solo i link da siti con domain authority alta

Un link builder dovrebbe sicuramente cercare siti target con metriche elevate. Tuttavia solo link da siti con domain authority alta non sono sufficienti.

A volte una domain authority (DA) bassa potrebbe essere solo un’indicazione che si tratta di un nuovo sito. Ecco perché bisognerebbe, quando possibile, dimenticare le metriche. Insieme all’autorità la pertinenza è un secondo valore importante. Se un link prospect è perfettamente rilevante per un sito web, ma ha una DA bassa, bisognerebbe comunque puntare ad esso. In realtà, la maggior parte dei siti che saranno così rilevanti per un sito web probabilmente non avranno le metriche più accattivanti, e questo è proprio perché sono spesso siti di nicchia. Ma il più delle volte, la rilevanza è più importante della DA.

Quando ci si concentra esclusivamente sulle metriche, si perdono opportunità altamente rilevanti. Un link che invia segnali di fiducia è più prezioso di un link che è stato ritenuto importante da metriche ideate da entità diverse da Google.

Un altro motivo è che l’algoritmo di Google cerca la diversità in ogni profilo backlink. Si potrebbe pensare che un profilo con oltre 100 link, che hanno tutti un DA 90+ sia il massimo. Molto probabilmente, invece, Google lo considererà come sospetto. Ecco perché è bene puntare a siti ad alto DA, ma non bisogna mai trascurare i “little guys”.

4. È necessario creare link alle money page

Per money page si intendono le pagine in cui si cerca specificamente di convertire sia gli utenti in lead o i lead in vendite.

Si potrebbe pensare che fare link building diretta alle money page potrebbe essere la soluzione migliore da adottare. In verità si dovrebbe adottare l’approccio esattamente opposto. In primo luogo perché si sta parlando di siti che sono nella nicchia nella quale si vuole monetizzare e quindi agli occhi dei motori di ricerca un link diretto ad una money page potrebbe passare come spammy/aggressive.

In secondo luogo perché generalmente le money page non sono le pagine che contengono le informazioni più importanti. I webmaster hanno molte più probabilità di collegarsi a una pagina con informazioni ricche di risorse o contenuti squisitamente creati, non a una pagina che mostra i prodotti o servizi.

Ecco perché è sempre consigliabile fare link building a pagine di contenuto aumentando così le probabilità di successo, nel lungo periodo. anche delle money page.

5. Creare il miglior linkable asset possibile

Le risorse presenti su un sito web possono essere molteplici: pagine di risorse, video divertenti, giochi, ecc. e tutte possono avere un ruolo importante per dare visibilità e acquisire link.

Naturalmente il miglior profilo backlink non cresce sugli alberi e il processo di elaborazione di un’idea che porti alla sua realizzazione non è facile. Questo è il motivo per cui alcune persone si affidano alla “the skyscraper technique“. Ovvero si analizzano i profili backlink dei competitor e si cerca semplicemente di superare il migliore tra essi con qualcosa di ancora più grande e migliore.

Non è certamente una tecnica del tutto inefficace, ma è anche vero che non è la migliore.

I linkable asset non hanno bisogno di parole importanti come “la guida finale” o report che si basino su ricerche dall’alto volume mensile. Invece di costruire qualcosa che vada a superare solo il numero di parole utilizzato dai competitor è sempre bene fare ricerche più mirate possibili e concentrarsi sulla realizzazione di una risorsa autorevole a cui le persone di una nicchia sono realmente interessate.

Il valore di un bene collegabile ha molto più a che fare con la ricerca di un argomento unico e all’accuratezza delle informazioni fornite rispetto alla quantità del contenuto fine e se stesso.

6. Più e-mail si inviano, più link si ottengono

Molti SEO amano gettare nel mare di internet reti enormi andando, ad esempio, ad inviare e-mail a chiunque, ma soprattutto a coloro che che hanno anche la più piccola autorità nella loro nicchia lavorativa. In verità questa strategia altro non è che un vecchio principio di vendita: più si parla di un determinato argomento e più esso porterà a più acquisti/conversioni.

Nella link building la generalità non funziona troppo bene, soprattutto perché vale la regola che si ottengono più conversioni e quindi link quando il raggio d’azione che si va ad intercettare è purchases/conversions.

Chi riceve una e-mail ha bisogno di essere realmente convinto del valore del link ricevuto. Se si sceglie di inviare e-mail certamente non si avrà il tempo di creare un outreach specifico per ogni sito di destinazione.

7. L’unico beneficio della link building è algoritmico

Come abbiamo detto prima i link sono fondamentali per l’algoritmo di Google. Più backlink di qualità si costruiscono, più è probabile che si sia in grado di classificare le parole chiave nei motori di ricerca e quindi scalare le SERP.

Questo è il modus operandi per chi fa link building. Ma non è l’unica ragione per costruire un profilo backlink. In verità ci sono diversi vantaggi non algoritmici che la link building può fornire.

In primo luogo la visibilità del brand. La link building vi renderà visibile nel lungo termine non solo a Google, ma nell’immediato anche agli utenti. Quando un utente si imbatte in una lista di risorse dove è presente uno o più link certamente non pensa a come questo giovi ad un posizionamento in Google. Più semplicemente se ritiene utile approfondire l’argomento cliccherà sul link per continuare la lettura.

La link building può anche portare alla relationship building. Se ci pensiamo bene proprio per la natura stessa della link building, si otterrà quella visibilità che potrà portare a conversare con molti potenziali influencer e figure autorevoli all’interno della nicchia nella quale si opera.

Queste conversazioni non devono finire una volta “piazzato” il link. Se le conversazioni/rapporti personali finiscono ogni volta che si ottiene un link, si sta facendo una forma di marketing totalmente errata.

Una volta ottenuta la dovuta attenzione bisogna sempre capire cos’altro si può fare l’uno per l’altro.

8. Perseguire solo l’esatto match anchor text

Non tutti i miti nascono da una finzione completa e assoluta. Alcuni miti persistono perché hanno per loro un elemento di verità o perché un tempo erano veri. L’uso dell’esatto match anchor text è il classico mito da sfatare.

Ai vecchi tempi (e si parla solo di qualche anno fa) della SEO/link building, uno dei modi migliori per andare avanti era quello di utilizzare le parole chiave/nome del brand come testo di riferimento per i backlink. Anche il keyword stuffing e il cloaking portavano grandi risultati.

Ma i tempi cambiano, cambia internet, la user experience, i dispositivi dai quali ci si collega e quindi cambia anche la SEO.

Quando Google vede un profilo backlink che utilizza solo un paio di varianti di anchor text, molto probabilmente in tempi brevi subirà una penalizzazione. Google considera quel profilo spammy, perché ai suoi occhi non è un profilo backlink naturale.

In verità forse è ancora più importante notare che la qualità di link stessi è molto più importante del testo di ancoraggio che li accompagna.

Quando si crea un profilo backlink sarebbe fondamentale farlo in collaborazione con i webmaster che pubblicano il link. Non avendo il controllo della situazione al 100% spesso il webmaster finisce per usare il testo di riferimento come gli torna meglio.

Ecco perché è sempre bene avere un anchor text ottimizzato al meglio, ricordandosi però che è ancor più fondamentale avere una diversa distribuzione dell’anchor text.

9. La link building richiede capacità tecniche

Oltre ad essere un link builder, David Farkas è anche un datore di lavoro. Quando si assumono altri link builder lo scetticismo sulle rispettive competenze tecniche viene spesso a galla.

Molte persone che non hanno familiarità con la link building pensano che richieda capacità di codifica o di sviluppo web. In verità anche se avere tali abilità non fa certamente male agli sforzi di link building,è anche vero non sono affatto necessarie.

La link building riguarda più la creatività, la comunicazione e la strategia rispetto a sapere come scrivere un loop in javascript.

Chiunque abbia la capacità di convincere efficacemente, di creare contenuti preziosi o identificare le tendenze, può fare link buinding.

10. Tutti i follow link hanno lo stesso valore

Non tutti i link sono creati allo stesso modo, e non stiamo certo parlando della differenza tra follow e no-follow link.

Ci sono delle distinzioni da fare anche tra i do-follow link.

Prendiamo ad esempio i link .edu. Questi link sono tra i più ricercati dai link builder, in quanto si pensa che abbiano un potere “smisurato”.

Pensiamo per un momento a un sito web che ha due link dallo stesso sito .edu. Sono entrambi sullo stesso dominio, stessa autorità, ma su pagine diverse. Uno è sulla pagina delle borse di studio, l’altro è sulla pagina delle risorse di un professore, pagina che al contrario della prima è stata realizzata con estrema cura.

Sono entrambi link do-follow, quindi, naturalmente, entrambi dovrebbero avere lo stesso peso, giusto?

Niente di più sbagliato. I motori di ricerca sono abbastanza intelligenti da conoscere la differenza tra un link guadagnato duramente e un link a cui chiunque può collegarsi.

Infine altrettanto importante è il posizionamento di un link in una pagina. Anche se due link sono esattamente contenuti all’interno della stessa pagina (non solo nello stesso dominio), un link above-the-fold (un link che si può vedere senza scorrere la pagina) avrà più peso di un altro messo più in basso.

Conclusione

La Link building e la SEO non sono scienze esatte. Anzi, al contrario sono in continua mutazione. C’è ancora molta confusione e molto probabilmente tale confusione rimarrà ancora a lungo proprio perché gli standard di Google cambiano rapidamente e le vecchie abitudini sono dure a morire, come poi le risposte e le strategie attuate da terzi non sono sempre ovvie.

Detto questo, i dieci punti sopra analizzati sono alcuni dei più grandi e pervasivi miti del settore che andrebbero presi sempre e solo con le pinze.

Ogni sito web ha una sua storia, persone che lo curano e che ragionano (non sempre) con la propria testa e quindi trovare risposte certe e che valgano erga omnes non sarà mai possibile.

Certamente conoscere almeno dieci delle tante bugie sulla link building può essere utile per evitare di cadere in errori comuni o dicerie che possono penalizzare o non far crescere la visibilità di un progetto online.

 

PS: se hai trovato utile questo post e vuoi saperne ancora di più, prova gratis Studio Samo Pro, la nostra piattaforma con oltre 200 corsi pratici.

Piaciuto? Condividilo!

L'autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iscriviti gratis a…

MakeMeThink

La newsletter di Studio Samo

Ricevi ogni 2 settimane le novità più importanti dal mondo del digital marketing.

Potrebbe interessarti anche...

prompt engineering
Jacopo Matteuzzi

Prompt Engineering AI: cos’è, guida pratica

In questo articolo scoprirai cos’è il prompt engineering, perché è così importante, e soprattutto come può trasformare il tuo modo di lavorare con l’intelligenza artificiale.

piano editoriale instagram
Giuliana Curato

Piano editoriale Instagram: come farlo, idee e spunti

Come possiamo fare per emergere tra migliaia di contenuti e assicurarci che il nostro messaggio non solo raggiunga il pubblico desiderato ma che lo coinvolga, lo informi e lo intrattenga nel modo giusto? Ovviamente, creando un piano editoriale strutturato. Scopriamo insieme come!

email marketing automation
Marianna Caravatta

Email Marketing Automation: guida per iniziare

Immagina di poter raggiungere i tuoi clienti con il messaggio giusto al momento giusto, senza dover digitare ogni singola email. Benvenuto nel mondo dell’email marketing automation, dove la tecnologia trasforma la comunicazione in una potente macchina di connessione e conversione. Iniziamo insieme!

Vuoi essere sempre sul pezzo?

Iscriviti a MakeMeThink, la newsletter di Studio Samo. ✉️ Ricevi ogni 2 settimane le novità più importanti dal mondo del digital marketing.

Manca poco al Black Friday...