Un’altra novità in casa Google sta arrivando in queste ore con un nuovo update che mostrerà nella SERP più risultati diversi per domain name.
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ToggleLa notizia è arrivata direttamente dall’account ufficiale di Google su Twitter Search Liaison dove in modo chiaro e sintetico Google dice che ha aggiornato i suoi risultati di ricerca per mostrare una serie più diversificata di risultati di ricerca.
Detto in altre parole Google cercherà di mostrare non più di due risultati dello stesso dominio per una particolare ricerca, con la chiara intenzione di voler mostrare più “primi risultati” diversi nella SERP.
Come a dire, permetteteci la battuta, da oggi tutti i siti web saranno primi nella SERP di Google.
Da sempre molti SEO a livello internazionale si lamentano del fatto che, a volte, Google mostra troppi annunci per i risultati di ricerca più importanti che provengono dallo stesso dominio.
Quante volte facendo una ricerca per una particolare query, in SERP vediamo anche 4 o 5 dei primi dieci risultati appartenenti ad un unico sito web.
Una specifica va comunque fatta, onde evitare ulteriore confusione visto che in questo inizio mese c’è stato anche il core update di giugno 2019. Google ha chiarito che questo search update non è correlato all’aggiornamento di base di giugno 2019, dicendo espressamente che “il lancio del Search Update è separato dal Core Update di giugno 2019. Si tratta di due versioni diverse e non collegate”.
Con il Google search update di giugno si cercherà di non mostrare più di due risultati dello stesso dominio.
Facendo un passo indietro negli ultimi 10 anni Google ha aggiornato molte volte il funzionamento della diversità dei domini nella ricerca interna al suo motore. Nel 2010, ha detto che “ha lanciato un cambiamento al nostro algoritmo di ranking che renderà molto più facile per gli utenti trovare un gran numero di risultati da un unico sito”. Nel 2012 il pendolo ha iniziato a oscillare di nuovo verso una maggiore diversità dei domini nei risultati di ricerca. E ancora una volta nel 2013 Google ha detto che avrebbe mostrato meno risultati dallo stesso dominio.
In queste ore, invece, Google ha detto: “A new change now launching in Google Search is designed to provide more site diversity in our results. This site diversity change means that you usually won’t see more than two listings from the same site in our top results”.
Fatta la legge, trovato l’inganno perché sempre Google ha anche aggiunto che si riserverà il diritto di mostrare più di due risultati dello stesso nome di dominio quando lo ritiene opportuno aggiungendo che “tuttavia, possiamo ancora mostrare più di due risultati nei casi in cui i nostri sistemi determinano che è particolarmente rilevante farlo per una particolare ricerca”.
Il primo sospetto che ci viene alla mente è quello alle branded query come Amazon, e probabilmente continueremo a vedere più di due risultati di Amazon.com elencati nei risultati di ricerca.
Come Google valuta i sottodomini rispetto al dominio principale
Con questo nuovo update di luglio ci saranno delle novità anche per i sottodomini. Google generalmente tratta i sottodomini come parte del dominio principale. Quindi, se si dispone di un dominio blog.dominio.it, fino ad oggi veniva considerato parte del dominio principale www.dominio.it indicizzando i due risultati.
Google in merito ai sottodomini ha detto: “gli elenchi di sottodomini e il dominio principale saranno considerati tutti dallo stesso singolo sito”.
Naturalmente, Google si riserva il diritto di trattare alcuni sottodomini in modo diverso, tanto che ha espressamente detto che “Tuttavia, i sottodomini sono trattati come siti separati a fini di diversità quando ritenuto rilevante per farlo”.
Differenze tra il Google core update e il Google search update di giugno 2019
Questa modifica non è certamente la perfezione assoluta e Google lo sa bene tanto che, quando è stato dato un esempio di un set di risultati che mostrava troppi risultati di Yelp.com, ha detto “Non sarà perfetto. Come per tutte le nostre versioni, continueremo a lavorare per migliorarlo”.
Google comunque ha chiarito che questo aggiornamento di ricerca non è correlato all’aggiornamento di base di giugno iniziato a diffondersi lunedì scorso e che quello iniziato a svilupparsi “due giorni fa oggi è completamente live” come ha voluto sottolineare lo stesso Danny Sullivan.
Quindi, tecnicamente, i vostri dati di analisi e della search console possono essere influenzati sia dall’aggiornamento di base di giugno 2019 che da questo aggiornamento sulla diversità del dominio.
Sempre Danny Sullivan ha detto che i due update sono abbastanza distanti l’uno dall’altro da permetterci di distinguere i due update, anche perché continua dicendo che questo non è davvero un aggiornamento e non avrà lo stesso impatto sui siti web “Personalmente, tuttavia, non lo penserei come un aggiornamento. Non si tratta di classifiche. Cose che si sono classificate molto prima ancora dovrebbe andare bene. Semplicemente non mostriamo tante altre pagine”.
Quello che è certo è che la modifica non influirà su tutti i risultati di ricerca. Alcuni risultati di ricerca continueranno a mostrare più di un risultato se Google deciderò che siano pertinenti.
Sulla parola “pertinente” potremmo parlarne per ore perché, a seconda del contesto, quando Google dice “pertinente”, può tornare utile capire il reale significato e valore che vogliamo dare alla parola nel contesto dell’utente.
Se molti SEO, anche a livello internazionale, comunemente pensano alla definizione di “pertinente” in termini di una pagina web che è rilevante per una specifica frase di ricerca, bisognerebbe, invece, pensare alla rilevanza in termini di come la pagina web è rilevante e quindi pertinente per l’utente che sta digitando quella query.
Se inserito in tale contesto, l’uso di Google della parola “pertinente” ha più senso perché se le aspettative degli utenti sono tali da essere soddisfatte con più di una pagina da un singolo sito, allora è logico che Google continui a mostrare più di una pagina da quel sito.
Ancora una volta i dettagli fanno la differenza e sul questo Google lavora tanto, da sempre, proprio perché non essendo un umano, ma un algoritmo (anche se sofisticato), deve sempre cercare di “ragionare” in ottica utente, agevolando la user experience, e certamente, con quest’ultimo update la direzione intrapresa è ancora più delineata.
[via searchengineland.com]