Gary Illyes lancia alcuni input sulla SEO e sulla strada intrapresa da Google evidenziando, tra le tante cose, di un’API di indicizzazione, delle sanzioni interne di over-linking e sulla ricerca di immagini e video.
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ToggleL’analista delle tendenze del webmaster, che lavora da oltre otto anni con Google esclusivamente su argomenti legati alla ricerca, ha partecipato a un AMA (ask me anything) su Reddit dove ha spaziato, con un gergo molto informale, dal robots.txt al RankBrain, dai segnali comportamentali alla ricerca di immagini e video, consigliando i SEO e i webmaster a ragionare con la propria testa seguendo sempre le linee guida di Google.
A memoria quello dello scorso fine settimana dovrebbe essere stato il primo Reddit AMA di Gary Illyes e vista la durata del botta e risposta abbiamo selezionato quelli che riteniamo essere gli argomenti più significativi per chi opera come SEO in Italia (rimandiamo al link a fondo pagina per maggiori dettagli).
Google rispetta il robots.txt
Che si dica, a ragion del vero oppure no, Illyes dice subito che Googlebot rispetterà le direttive presenti all’interno del file robots.txt. Se vengono fornite direttive contraddittorie a Google o informazioni non valide nel robots.txt allora Googlebot agirà autonomamente, altrimenti, se si usa correttamente il robots.txt, Google obbedirà ai comandi dati.
I ccTLD, i gTLD e le impostazioni della console di ricerca impattano sul ranking
I ccTLD e i gTLD hanno un impatto indiretto sul ranking. Quando si tratta di domande di intento locale, se Google ritiene che il contenuto locale sia più rilevante per l’utente, Google può classificare i contenuti all’interno di quel paese più in alto rispetto ad altri contenuti. Il ccTLD e/o l’impostazione del paese nella console di ricerca forniscono a Google informazioni che aiutano a determinare se quel dominio è più rilevante per le persone all’interno di un determinato paese.
Illyes dice: “Hai un sacco di gTLD che sono mirati agli Stati Uniti nel set di risultati in cui il tuo dominio .lk cerca di apparire? Questi risultati sono rilevanti e, oltre a questo, ottengono una leggera spinta per essere interpretati come local. Poiché non è possibile ottenere quella spinta [esclusivamente] con il proprio dominio per qualcosa di diverso dallo Sri Lanka, si parte da una ‘posizione di penalizzazione’ (nell’accezione sportiva)”.
Spiegazione di RankBrain
Il RankBrain è il sistema di interpretazione delle query basato sull’ IA di Google che aiuta Google a comprendere meglio la query e quindi a classificare le pagine più rilevanti per essa. Gary Illyes lo ha spiegato nell’AMA come un “PR-sexy machine-learning ranking“che utilizza i dati di ricerca storici per prevedere su cosa probabilmente un utente farebbe clic per una query inedita, ha poi aggiunto che “si tratta di un pezzo di ingegneria davvero cool che ci ha salvato le chiappe innumerevoli volte, ogni volta che gli algoritmi tradizionali erano nella stringa della query, ad esempio, come ‘oh guarda un non’! “.
Dalla risposta capiamo che se è vero che il RankBrain è sempre più utile a Google, allo stesso tempo sembra che non possa funzionare così bene a causa degli older data.
UX e segnali di comportamento
Uno degli argomenti più controversi intorno ai fattori di ranking di Google è se e quanto il motore di ricerca utilizza l’UX e i segnali comportamentali per il ranking. Google ha sempre negato di utilizzarli per i segnali di ranking diretto e nell’AMA Illyes lo ha ampiamente confermato dicendo “Dwell time, CTR, CTR, qualunque sia la nuova teoria di Fishkin, sono generalmente delle stronzate. La ricerca è molto più semplice di quanto la gente pensi”.
Search quality rater e test dal vivo
Nell’AMA si è approfondito anche il modo in cui Google utilizza i dati dei clic e altri dati utente (non i segnali di classifica diretti) per valutare i risultati della ricerca. Si è parlato dei search quality rater e di come vengono valutati i risultati di ricerca di Google nonché di alcuni esperimenti dal vivo come quando Google, ad esempio, verifica come i diversi scenari vadano ad influenzare il comportamento di coloro che svolgono una ricerca.
I core ranking non vengono direttamente influenzati da questo comportamento e quando Google vuole lanciare un nuovo algoritmo o un aggiornamento del ‘core’ deve per forza di cose testarlo o con i rater (vedi le linee guida sui rater) o attraverso esperimenti dal vivo.
A tal proposito Illyes dice che “quando prendiamo un sottoinsieme di utenti per fare i test sul ranking e/o UX, l’1% degli utenti ottiene l’aggiornamento, mentre il restante ottiene quello attualmente in uso (base). L’esperimento dura, a volte settimane, e poi vengono confrontate alcune metriche tra l’esperimento e la base. Una delle metriche è come i click sui risultati differiscono tra i due.
Scrivere contenuti utilizzando la machine learning
In genere Google disapprova il fatto che le macchine e i computer scrivano contenuti, infatti le linee guida hanno detto ai webmaster di bloccare i motori di ricerca dall’indicizzazione dei contenuti generati automaticamente. Ma con l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale, forse quella tecnologia può rendere il contenuto ancora migliore di quello scritto dall’uomo. Se sì, Google sarebbe d’accordo con questo?
Illyes ha implicitamente detto sì, affermando che “se riesci a generare contenuti indistinguibili da quelli di un essere umano, fai pure. In realtà sto pensando di scrivere qualcosa su come usare ML e NLP per la SEO“.
Ricerca di immagini e video
Google sta sempre più spostando risorse verso la ricerca di immagini e video. L’analista delle tendenze del webmaster ha consigliato di pensare alle molte opportunità per i SEO e i marketer in questa “nicchia”, dicendo che “sappiamo semplicemente che la ricerca sui media è troppo ignorata, soprattutto per quello che è in grado di fare per gli editori, quindi stiamo lanciando più ingegneri e più sensibilizzazione”.
Lo ha ripetuto ancora una volta nell’AMA, dicendo: “Non posso preannunciare le cose qui, ma sì, la ricerca sui media, in generale, è qualcosa a cui stiamo dedicando più risorse ingegneristiche al giorno d’oggi. Google Images e la ricerca video è spesso trascurata, ma hanno un potenziale enorme”.
Hreflang come vantaggio nel ranking
Google ha detto più volte che l’utilizzo del hreflang markup non si traduce in un beneficio diretto del ranking, limitandosi a comunicare a Google maggiori dettagli sull’origine e la lingua della pagina.
Illyes ha portato un buon esempio dicendo che “questa è una domanda interessante e penso che la confusione sia più sulla percezione interna che esterna di ciò che è un ‘beneficio di ranking’. NON riceverai un beneficio di ranking di per sé, almeno non nel senso interno del termine. Quello che riceverai è un traffico più mirato. Permettetemi di farvi un esempio:
Paese e località dell’utente: es-ES
Il tuo sito ha la pagina A per quel termine in EN e la pagina B in ES, con un link hreflang tra di loro.
“In questo caso – ha continuato – almeno quando ho (ri)implementato hreflang, quello che succederebbe è che quando vediamo la query, si recupera A perché, diciamo, ha segnali più forti, ma vediamo che ha una pagina B in ES che sarebbe meglio per quell’utente, quindi facciamo un secondo passaggio di recupero e presentiamo la pagina B invece di A, nella posizione (rank?) di A.”.
Domini danneggiati e penalizzazione dei link interni
Ecco arrivati al punto di non ritorno. Una domanda specifica verteva sul domain name e se nei casi di “dominio danneggiato” (leggi dominio che ha subito una penalizzazione da Google) vi sia no la possibilità di poterlo di nuovo posizionare. Il Google webmaster trends analyst ha detto che tutto è possibile, e quindi sulla carta non ci sono motivi validi perché un dominio penalizzato non possa risalire le classifiche, anche se ha ricordato come in passato alcuni domini erano talmente danneggiati che è stato più facile iniziare un altro progetto con un nuovo dominio.
Per quanto riguarda invece la penalizzazione dei link interno Illyes ha anche detto che non esiste alcuna sanzione per l’eccessiva ottimizzazione del link interno e quindi “puoi abusare dei tuoi link interni quanto vuoi”.
L’ API di indicizzazione e i fattori di ranking
A chi gli ha chiesto di elencare ulteriori fattori di ranking oltre alla rilevanza, freschezza e popolarità, Illyes ha risposto aggiungendo il “paese in cui il sito è allocato, il RankBrain, il PageRank/link, la lingua, ecc”.
L’ indexing API di Google ha recentemente attirato maggiore attenzione perché Bing ha annunciato la sua nuova API per l’invio di contenuti e Yoast ha implicitamente confermato che non solo lavorerà con l’API di Bing, ma anche con un’API di Google.
Gary ha confermato che stanno facendo alcuni test, anche in riferimento all’annuncio di Yoast, ricordando che Wix ha accesso a una sorta di API per l’invio di contenuti. “Per quanto ne so, sì, sono gli unici primi tester – ha detto – anche se stanno facendo delle stupide dichiarazioni a culo al riguardo …”.
Nel contesto di Wix, ha detto, “Attualmente stiamo testando i nostri limiti con le API di indicizzazione e l’utilità del contenuto pushed rispetto a quello pulled. Non abbiamo ancora nulla da annunciare … Per quanto riguarda Yoast, non voglio calpestare i piedi a nessuno (ad esempio la nostra API di indicizzazione PM), ma potrebbe essere che abbia annunciato in modo eccessivo alcune cose”.
Dalla lunga chiacchierata, che come avete letto ha avuto un tono molto informale (ci sono scappate anche un po’ di parolacce) quello che più traspare del pensiero di Illyes è come i SEO e webmaster dovrebbero smettere di ossessionarsi sui dettagli e concentrarsi, invece, sulle nozioni di base, chiarendosi le idee su cosa sono i rank checker e tralasciando gli “stupidi aggiornamenti” perché un’inutile perdita di tempo.
“Vorrei davvero che i SEO tornassero alle basi”, ha detto, “invece di concentrarsi sugli aggiornamenti stupidi e sui termini inventati dai rank tracker, e che parlassero di più con gli sviluppatori dei siti web”.
[via searchengineland.com]