“Penso che le persone che creano contenuti non dovrebbero avere paura di chiedere un link. Ma più questa viene posta come una richiesta specifica, più si inizia a ribaltare in un “lo stai facendo solo per posizionarti”. E questo potrebbe rendere più diffidenti gli editori.”
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ToggleCosì Danny Sullivan, uno tra i più autorevoli rappresentanti di Google, per la prima volta ammette che chiedere un link di rimando al proprio lavoro possa risultare più utile che dannoso. Un’affermazione che sorprende gli esperti SEO di tutto il mondo, e che segna un confine tra collegamento legittimo e manipolazione dei risultati di ricerca. Una sfumatura, come sostiene lo stesso Sullivan, legata esclusivamente all’intenzione del link.
Quando è corretto chiedere un link?
Lo scorso 6 agosto l’account Twitter di Rand Fishkin, cofondatore di SEOMoz e SparkToro, si è espresso sulla reale legittimità della richiesta di link ad un contenuto. Tutto ha avuto inizio da un tweet dello stesso Fishkin, che ha espressamente citato l’account di Danny Sullivan per avere una risposta. Come tutti sappiamo, il signor Sullivan è di recente stato assunto da Google nel ruolo di “Search Liaison”, Il suo compito è quello di aiutare Google ad essere più trasparente e a comunicare meglio con il pubblico. Non stupisce quindi che sia stato richiesto il parere di uno dei più grandi esperti di Google al mondo.
In un rapido botta e risposta di tweet, Sullivan ammette che chiedere un link al proprio contenuto possa essere legittimo, senza che vengano infrante le linee guida di Google. Ma quando questa richiesta è davvero corretta? Quando pubblichiamo un articolo e questo viene ricondiviso su altri siti, allora è lecito chiedere un link al nostro contenuto. Si tratta di un link singolo, estemporaneo, che non fa altro che aggiungere valore al contenuto stesso. Ma se pubblichiamo l’articolo e poi lo cediamo in concessione ad altri siti chiedendo un link con anchor text ben mirato ad un eventuale posizionamento, allora lì stiamo sfociando nel territorio del cosiddetto “schema di link”.
Cosa legittima la richiesta di un link
Profondo conoscitore di Google e SEO guru tra i più noti al mondo, Danny Sullivan è riuscito a spiegare in pochi tweet cosa davvero rende legittima la richiesta di un backlink. Senza infrangere le regole di comportamento del motore di ricerca, ovviamente. La sottile sfumatura tra manipolazione e collegamento legittimo è data da due elementi:
- L’intenzione del link, che deve voler aggiungere valore al contenuto, permettendo sia agli utenti che ai motori di ricerca di beneficiarne
- Le richieste specifiche riguardo al link (anchor text e affini), che potrebbero rischiare di far sfociare il collegamento in manipolazione dei risultati di ricerca.
Una nuova visione del link building
Tutti sappiamo che i backlink sono una componente alquanto importante di una strategia SEO, anche se spesso questi si ottengono in cambio di altro (contenuti, denaro o prodotti che siano), il che viola espressamente il regolamento di Google. Ma Danny Sullivan ha aperto un nuovo spiraglio sull’argomento, dando nuovi spunti agli esperti SEO per riflettere sul link building.
Chiedere un link ad un contenuto risulterebbe infatti legittimo, e anzi ben accetto dal motore di ricerca, purché questo aggiunga valore al contenuto stesso. Laddove un nostro articolo sia ripubblicato od utilizzato da un altro sito, è giusto che sia citato con un link. In questo modo, si avvantaggia il motore di ricerca nel riconoscere e restituire il contenuto originale nella pagina dei risultati. Questo significa allora che il link building può davvero risultare utile per il lavoro di un esperto SEO, purché venga però applicato nel modo corretto. Il link aggiunge valore al sito? Oppure è solo un modo per manipolare la Serp? Questo è il confine labile su cui Danny Sullivan ci invita a riflettere.
[Fonte originale: searchengineland.com]