Ecco un argomento decisivo per chiarire il concetto di inbound marketing. Molti vedono questa logica come un mondo a parte, un insieme di strumenti che hanno un unico scopo: pubblicare contenuti. E magari condividerli sui social, sulla pagina Facebook o su Twitter. In realtà c’è una forte sinergia tra la creazione dei post e altre materie del web marketing.
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ToggleFare inbound marketing non vuol dire ignorare qualsiasi legame con la pubblicità tradizionale, i legami con l’outbound marketing non devono essere tranciati. Al tempo stesso AdWords e Facebook ADS sono fedeli alleati di chi vuole farsi trovare nel momento giusto, e dalle persone che hanno bisogno di un contenuto.
Inbound Marketing Vs Outbound Marketing, qual è la differenza? Nell’attitudine, nel modo in cui vengono utilizzati determinati strumenti. Ti faccio un esempio: lo spot pubblicitario in TV, caso concreto di interruzione del contenuto, può diventare storytelling. Può essere la storia che le persone cercano. Ed è già stato così grazie a Carosello.
Il discorso si può ampliare ai banner di un sito web, ai video, alle condivisioni su Facebook e all’attività di comment marketing. Tutto può diventare interruzione o distribuzione, dipende dalla logica che si nasconde alla base. D’altro canto devi essere in grado non solo di preparare contenuti, anche di ottimizzarli per i motori di ricerca. Qui entra in gioco la SEO.
La SEO al servizio dei contenuti
Il rapporto tra SEO e Inbound Marketing è chiaro fin dai primi passi del funnel che puoi ammirare in alto: ci sono degli sconosciuti che potrebbero diventare clienti, e devi portare queste visite verso il sito web. Come fare? Il blog, spesso, è il perno di questa strategia perché ti consente di creare contenuti per intercettare i contatti virtuosi.
Questi contenuti possono essere spinti in altro modo. Puoi aprire una pagina Facebook per condividere i post con chi decide di diventare fan, e lo stesso vale per Twitter o Pinterest. Chiaro, devi creare un piano editoriale per questi strumenti e organizzare tutte le attività. Comprese quelle che rientrano nell’argomento social media marketing.
Puoi distribuire i contenuti in altri modi, invitando il pubblico a iscriversi al Feed Rss o alla newsletter, ma niente può sostituire la forza dei motori di ricerca. Attraverso Google le persone cercano informazioni di diverso tipo. Tu devi esserci ma non basta pubblicare, devi fare in modo che le persone trovino gli articoli e le pagine giuste.
Ricerche informazionali e transazionali
Questo è un aspetto decisivo per capire il rapporto tra SEO e inbound marketing. Le persone digitano delle richieste su Google ma le query non sono tutte uguali, ci sono degli obiettivi differenti. Tre sono le categorie di ricerca per gestire le esigenze del pubblico:
- Informazionali – Query che includono la ricerca di un’informazione specifica (come aprire un blog).
- Navigazionali – Ricerche che comprendono il nome del sito web (corso di blogging studiosamo).
- Transazionali – L’individuo cerca una risorsa per effettuare un’operazione (comprare corso di blogging).
Il ruolo della SEO in una strategia di inbound marketing è in questa lista: capire quali sono le ricerche degli utenti, comprendere il contesto nel quale agire, creare contenuti per ogni esigenza, fare in modo che vincano il confronto con i competitor. Sai qual è la notizia interessante? La maggior parte delle ricerche sul web sono di tipo informazionale.
Questa ricerca citata da Search Metrics è chiara: parliamo dell’80% di ricerche informazionali rispetto a un 20% diviso da navigazionali e transazionali. Certo, quest’ultime sono quelle che ti permettono di monetizzare e di vendere un prodotto o un servizio. Ora però è tempo di trovare una soluzione per ottenere un buon posizionamento in entrambi i casi.
SEO e buoni contenuti: ecco la risposta
La strada da seguire è quella mostrata nel grafico che ho preso in presti dal gruppo Da Zero a SEO. Da un lato ci sono le pagine web ottimizzate per le keyword commerciali, quelle che hanno un intento transazionale per ottenere un determinato bene o servizio. Dall’altro ci sono le ricerche informazionali: non sono legate all’acquisto e che hanno bisogno di altre risposte.
Le landing page o le schede dell’e-commerce possono soddisfare le prime esigenze, gli articoli del blog sono perfetti per il secondo obiettivo. Ecco perché l’analisi SEO non può mancare: deve – tra le altre cose – far combaciare questi aspetti ed evitare che il blog divori il posizionamento delle pagine di atterraggio. L’obiettivo finale è sempre lo stesso: aumentare le conversioni.
Per fare questo hai bisogno di uno schema capace di raggiungere lo scopo attraverso più strade. Poi tutto cambia in base alla situazione: ci sono aziende che vivono grazie al posizionamento del blog, altre che puntano solo su landing page e advertising, altre che trovano equilibrio con una buona attività di email marketing: prima di prendere una decisione devi sempre studiare il campo.
Inbound Marketing e SEO: vuoi approfondire?
Fare inbound marketing senza la SEO? Una follia, tutto questo è un unico flusso per ottenere il risultato sperato. Ovvero farti trovare, senza interrompere le esigenze di chi vuoi raggiungere. L’insieme fa la strategia, non la singola attività. Non puoi fare la differenza improvvisando: alla base di tutto c’è sempre un’analisi strategica.
Inbound Marketing è la base di partenza. La logica che guida le tue azioni. Poi ci sono vari strumenti – video marketing, visual storytelling, influencer marketing, digital PR – che devi dosare e definire. Tutto in base a quelle che sono le caratteristiche del progetto. Senza dimenticare, ovviamente, la SEO. Sei d’accordo?