La verità: c’era un altro post in programma. Poi questo commento di Bruna Athena sull’articolo dedicato ai falsi miti del blogging ha attirato la mia attenzione, dirigendola verso un argomento interessante: la lunghezza di un post.
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ToggleOvvero uno degli elementi più controversi della scrittura online. Concentriamoci, per semplicità, solo sull’argomento blogging e lasciamo da parte il discorso Facebook, Twitter e altre piattaforme: cosa determina la lunghezza di un post? A primo impatto la risposta appare semplice: la quantità di informazioni che voglio/posso trasmettere.
Voglio comunicare tanta conoscenza? Scrivo un’opera di 2.000 parole e pubblico con grande soddisfazione del mio ego. Ma è veramente utile, ed è veramente necessario un articolo del genere? Athena fa una riflessione utile nel commento: non esiste un’unica scrittura, e non esiste un’unica lunghezza. Dipende da diversi fattori e io ne ho individuati quattro.
1. Informazione
Il testo che stai confezionando ha come scopo la descrizione di una procedura, un elemento, una situazione più o meno articolata? Questo è un fattore che può influenzare la lunghezza di un testo. In particolar modo può portare l’autore ad affrontare nel dettaglio i singoli aspetti, i passaggi. Magari con l’uso di un visual adeguato come le immagini e i video (hai bisogno di una guida per unire visual e blogging?).
La descrizione è un fattore che può influenzare la lunghezza di un post, ma questo non deve essere un motivo per andare oltre il necessario. La descrizione è un’azione finita, con dei confini. Superarli di buona misura vuol dire andare fuori traccia. E dai tempi delle elementari è sempre stato pericoloso andare fuori traccia.
2. Emozione
Quando entrano le emozioni in gioco tutto cambia, tutto diventa più difficile. O più facile. Dipende dai punti di vista e dalla propensione del webwriter. Ci sono autori che amano i testi tecnici, lunghi e articolati. Ci sono altri blogger che, invece, preferiscono i testi emozionali, quelli che riescono a muovere le emozioni del lettore.
Ma le emozioni influenzano la lunghezza del testo?
In alcuni casi sì. Quando si lavora sulle emozioni, ad esempio, non c’è bisogno di tanti giri di parole. Il messaggio deve arrivare chiaro e cristallino, senza incisi, aggettivi e avverbi ridondanti. Le emozioni non possono permettere distrazioni, sono troppo importanti. Per emozionare hai bisogno di poco testo, di una frase. A volte di una parola. Quella giusta.
3. Necessità
A volte la lunghezza di un post viene influenzata dalle necessità soggettive dell’autore. Quando, ad esempio, affronta un argomento che gli sta particolarmente a cuore, oppure quando ritiene che il tema sia sopravvalutato. Questo è un fattore soggettivo, un fattore che rientra comunque nella casistica perché riguarda l’attitudine dell’essere umano.
Il blogger può decidere di approfondire o limitare un articolo in base alle sue necessità, in base ai suoi interessi personali, e non sempre questo è un bene: l’obiettivo dovrebbe essere l’oggettiva valutazione delle esigenze di un altro soggetto: il pubblico.
4. Aspettative
Ecco il collegamento che stavamo aspettando: le aspettative che il blogger percepisce da parte del pubblico. La lunghezza di un articolo è data anche da questo fattore: dalla percezione delle necessità del lettore.
Ma perché insisto sul concetto di “percezione”?
Perché il blogger – o comunque l’autore di un testo online – non può avere la certezza delle reali esigenze di chi legge, delle necessità del singolo lettore. Può osservare una serie di fattori, può determinare dalle statistiche e dai risultati social qual è la formula adatta al proprio target.
Le reali aspettative del pubblico, però, restano un’incognita. Per questo il lavoro del blogger è fatto anche (e soprattutto) di tentativi. Provare formule differenti è la base per creare un percorso evolutivo: solo cambiando si scoprono reazioni positive o negative da parte del pubblico. Ed è dovere del blogger assecondarle senza mai perdere la propria personalità di blogger.
La tua opinione
Il punto di partenza e di arrivo: non esiste una formula adatta sempre. Non esiste una soluzione che vince sull’altra: un post breve ha un valore, un post lungo ha un altro valore. Ci sono dei fattori che influenzano questa scelta: informazione, emozione, necessità, aspettative. Vuoi aggiungere il quinto?
4 risposte
Mi fa davvero piacere di essere riuscita a dare un contributo utile con la mia esperienza, seppur poco “professionale” ancora. A me viene sempre naturale adottare stili e modalità di scrittura dei contenuti a seconda del loro argomento. Inutile dirlo, ognuno colpisce in modo diverso un pubblico diverso di volta in volta. Non è mai semplice comprendere cosa cerca chi legge, ma possiamo farcene un’idea e adeguarla allo stile personale.
Ciao Bruna, ti ringrazio ancora. Ma non usare quel “poco professionale”: un’opinione sensata e ponderata è degna di attenzione e può essere spunto per far nascere altri contenuti 🙂
Complimenti e grazie per gli articoli densi di ottimi spunti per chi come me desidera perfezionare continuamente la propria passione di blogger.
Mi permetto di suggerire la questione “Target di pubblico” come quinto punto, se non addirittura come quesito da porsi a monte. Io scrivo articoli di attualità socio-cultural-politica e la mia scelta ben precisa è quella di scrivere articoli mediamente lunghi, molto più lunghi della media, considerati “scaccia-click” ma che hanno l’obiettivo preciso di attirare un lettore realmente interessato all’argomento e per questo disposto a commentarlo, condividerlo e magari farsene agente di diffusione presso gli altri utenti.
Preferisco correre questo rischio che quello di esprimere analisi troppo semplicistiche.
Questo è chiaramente solo il mio modesto punto di vista, che ho espresso proprio per aprire un confronto! 🙂
Grazie mille!
Ciao Paolo,
Ottima precisazione. In realtà avevo incluso il target del pubblico nelle aspettative. Ovvero il blogger cerca di individuare le aspettative del target e di conseguenza scrive in un modo o in un altro. In ogni caso hai fatto bene a specificare.